"...subito comprai due cavalli, di cui uno d'Andalusia della razza dei certosini di Xerez, stupendo animale, castagno d'oro; l'altro un hacha cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo."

(Vittorio Alfieri, La Vita scritta da esso - 1790, 1803)

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Naturalmente nessuna analogia fra me e Vittorio Alfieri. Riporto le sue parole perché mi sarebbe piaciuto vivere in Andalusia quando ci venne lui.

martedì 31 agosto 2010

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA - ROM IN FRANCIA, IN ITALIA E IN SPAGNA


Com'è noto, la Francia ha espulso in questi giorni qualche centinaio di Rom ha espulso in questi giorni qualche centinaio di Rom arrivati negli ultimi anni, cittadini europei.
L'Unione Europea ha manifestato la sua preoccupazione, però, al solito, non ha troppo alzato la voce contro questo provvedimento. I socialisti europei, rappresentati da Martin Schultz, hanno criticato la debolezza della reazione di Bruxelles a questa decisione di Sarkozy che è stata dettata dal tentativo di risalire nel gradimento dei francesi attraverso prese di posizione razziste (l'Italia fa scuola!).
Il ministro dell'Interno italiano, Roberto Maroni, e il vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato, plaudono a Sarkozy.
Valorose associazioni per la difesa dei diritti umani, come Meltingpot  e Diritti Globali denunciano questa decisione del Governo francese, oltre che le discriminazioni e le vere e proprie persecuzioni che queste persone subiscono in Italia. L'Avvenire ha criticato Sarkozy, il papa ha espresso il suo auspicio alla fratellanza universale; i vescovi hanno un po' protestato. Però nessun membro delle gerarchie cattoliche ha lanciato anatemi simili a quelli che a suo tempo abbiamo sentito contro il signor Englaro.

Qualche giorno fa un altro bambino rom – ormai non si contano più – è morto bruciato nella baracca dove viveva alla periferia di Roma. Aveva tre anni. Penso che anche mio nipote ha tre anni ed è la mia vita.

Anche in Spagna succedono disgrazie, soprattutto fra i rom non ancora integrati, che vivono in baracche e in veicoli. Avviene molto più raramente che in Italia, ma è pur sempre gravissimo. Alla fine degli anni novanta, due incidenti di cui furono vittime bambini scossero le coscienze di molti. E i gitani – quelli ancora di antico insediamento in Spagna - andarono ad accamparsi per protesta nei quartieri alti di Madrid (come se a Roma andassero a mettere tende e roulotte ai Parioli!), e ottennero una sistemazione, pur non ideale (ne ho parlato nel mio post Sinti e Rom in Spagna e in Italia). 
Non è accettabile, naturalmente, che sia la morte di bambini a scuotere persone e le forze politiche. Però nel nostro paese queste tragedie non commuovono e non fanno pensare. ED È INDECENTE CHE IL SINDACO DI ROMA ABBIA RISPOSTO ALLA DISGRAZIA CON LE RUSPE (ha scritto così in facebook un mio ex-studente e io sottoscrivo).
In Spagna, sono uscite analisi e proposte sulla stampa. Su El País è stato pubblicato, naturalmente tradotto,  un bell'articolo di George Soros, esperantista, miliardario, speculatore, filosofo, di origine ungherese-ebraica, sfuggito all'ultima retata che i nazisti fecero proprio in Ungheria, naturalizzato statunitense, filantropo e appassionato sostenitore della causa dei rom, oppositore radicale e attivissimo di George Bush. Soros parla nel suo articolo delle politiche di integrazione e dei principi che dovrebbero essere irrinunciabili per l'Unione europea. 




sabato 28 agosto 2010

COSE DI SPAGNA, D'ITALIA E DEL MAROCCO – Incontri nel Nord del Marocco 8



AL MARE E TRA TETOUAN E CEUTA

Andiamo in autobus al mare, con Malika e Leila, a casa della figlia di Leila, la maestra. Lei e il marito hanno preso una casa in affitto al mare, a Martil, un piccolo centro sul Mediterraneo. Resteremo a dormire là per una notte. Le viuzze interne del paesino sono molto dissestate, mentre la strada della passeggiata lungo la spiaggia è abbastanza nuova, piena di bar, locali simili a quelli dell’Andalusia, dove si possono mangiare tante cose spendendo poco. Spicca l’insegna di una gelateria: BELLA ITALIA.

Malika continua a ripetermi che qualche decennio fa lì non c’erano tutte quelle case disordinate, c’erano ville e villini e tanto verde, tanti alberi.
La spiaggia dà su uno specchio d’acqua molto calmo: è il Mar Mediterraneo, che ora mi sembra insopportabilmente fermo.
Spiaggia affollata, ma non c’è traccia di turisti. Le sole che usino il costume da bagno, spesso il due pezzi, sono le ragazzine fino a quindici anni. Le altre usano per bagnarsi o jellaba molto leggere oppure pantaloni al ginocchio; considerano più lecito alleggerirsi nella parte superiore, dove, sui pantaloni, sbucano i corpini di normali costumi da bagno interi.
C’è una cosa che mi ricorda i miei tredici anni. A quel tempo, anche in Italia, in Puglia, solo le ragazze un po’ spregiudicate usavano costumi a due pezzi, e certo non ridotti come quelli attuali. Sulle mutande erano spesso applicate gonnelline che non nascondevano nulla più di quello che nascondeva il pezzo che stava sotto, ma erano una specie di omaggio simbolico al pudore. Anche su questa spiaggia alcune ragazzine portavano, attaccate alle mutande del due pezzi, una leggera e cortissima gonnellina. Proprio come nei nostri anni cinquanta. Mi è parso in questi giorni di rivivere tante piccole esperienze e ricordi dei miei anni cinquanta.

giovedì 26 agosto 2010

COSE DI SPAGNA, D'ITALIA E NEL MAROCCO – Incontri nel nord del Marocco 7



DINTORNI DI TETOUAN – CON MALIKA A CHEFCHAOUEN

Un giorno vado con Malika a Chefchaouen, che si trova sulle montagne del Rif, famoso fra i ragazzi occidentali come luogo ideale per spinellare (non so perché, non so se là si trovi l’haschish migliore o a più basso prezzo o se ci sia qualche altra ragione che gli fa scegliere questa meta). Ci arriviamo con un taxi in cui ci sono altri quattro viaggiatori, schiacciati nel sedile anteriore e in quello posteriore (anche noi, naturalmente). Costa due euro viaggiare in queste condizioni per oltre 60 chilometri. È strana la differenza di regole per taxi urbani e taxi extraurbani: quelli urbani, gialli, hanno il divieto, che rispettano tassativamente, di caricare più di tre persone; quelli extraurbani, bianchi, possono caricare tutti quelli che ci stanno dentro.

Chefchaouen, un paese azzurro, si arrampica sul monte come una capra, ma è attraversato da parchi semiselvatici e da una grossa fonte di acqua gelida che cade in cascatelle e si spande, qui e là, su piattaforme di roccia, su cui le persone scendono a bagnarsi i piedi. Ci sono scesa anch’io, non ho resistito più di qualche secondo al gelo, forse perché sono un poco anziana. Però quel pediluvio nel ghiaccio ha spezzato il caldo forte che c’è in questo paese interno, e non a Tetouan, dove soffia quasi sempre un vento rinfrescante.

martedì 24 agosto 2010

COSE DI SPAGNA, D'ITALIA E NEL MAROCCO – Incontri nel nord del Marocco 6



TETOUAN- LA MEDINA, LA POLITICA, LA RELIGIONE

La città (circa 300.000 abitanti) si trova in una vallata, ai piedi e anche sulle prime pendici delle montagne del Rif. Dalla mia terrazza, in Andalucía, nei giorni limpidi, si vede il profilo di questa catena montuosa. Da quei monti aspri scesero, nel 1921, guerrieri che si ribellarono all’incipiente colonialismo spagnolo: erano guidati da Abd-el-Krim, e uccisero migliaia di spagnoli. Furono piegati dopo tre anni di guerra con l’intervento dei francesi, che arrivarono con 25.000 soldati al comando del generale Petain: colui che avrebbe formato, dopo press’a poco vent’anni, il governo di Vichy, collaborazionista con i nazisti durante la seconda guerra mondiale.
Un’arteria larga e ben tenuta parte da una piazza in cui c’è il monumento a una colomba bianca, simbolo della città e corre corre fino alla parte antica. Questa lunga strada costeggia giardini pubblici ben curati e pieni di persone: Malika, quella tra le sei sorelle con cui esco più spesso nelle strade di Tetouan, me li indica con orgoglio. E a sera mi indica i lumicini sulle pendici della montagne e mi dice: “Guarda che bello!” Molte delle traverse però diventano presto strade sterrate, senza pavimentazione: in una di queste stradine c’è la casa della matriarca. Mi dice Khadigia: “Qui intorno abitavano molti cristiani ed ebrei. I cristiani allevavano tanti di quei maiali…” “E che ne facevano? Qui non si mangia carne di porco.” “Ne facevano prosciutti che portavano in Spagna. Prosciutti pregiati, guadagnavano molto.” “E gli ebrei?” “Facevano molti mestieri, come noi. Con alcune ebree eravamo molto amici, erano buone buone persone, che pianti quando se ne dovettero andare!”

lunedì 23 agosto 2010

COSE DI SPAGNA, D'ITALIA E DEL MAROCCO – Incontri nel Nord del Marocco 5



FESTE: UNA REGINA E UNA PICCOLA PRINCIPESSA

La prima spinta ad andare in Marocco, questo luglio, è stato l’invito a una festa di nozze di uno dei numerosi nipoti di Malika. I matrimoni musulmani non si celebrano in moschea, non hanno il valore del “sacramento” cristiano: sono patti civili che devono comunque sottostare a regole. Questa festa quindi non ha quindi una parte religiosa (anche se so che in qualche caso e forse in altri luoghi in moschea si può ricevere una sorta di benedizione) e ha inizio alle 19 di sera.
Adesso è consuetudine, anche per persone che non sono ricche né benestanti, affittare un locale. Per questa festa, è stato scelto un ristorante che ha un grande salone a piano terra, collegato a un altro ampio locale che si trova a un livello un po’ più alto; tra i due locali c’è una specie di corridoio che finisce ai piedi di un podio su cui sono sistemate due sedie simili a troni. Nella parte più ampia e più bassa, in cui ci sono molti tavolini con sedie, ci sistemiamo noi donne; nella parte un po’ più alta, ma aperta sulla prima, c’è un’orchestra con un cantante; in un’altra zona della parte sopraelevata si sistemano gli uomini. In tutto, sicuramente, più di cento persone. C’è poi, lo vedrò più tardi, un piano superiore, una grande veranda con tavoli all’occidentale. Gli sposi arriveranno più tardi.
Malika mi viene vicina e mi dice: “Questa è la Famiglia, sono pochi gli amici. E non è neppure tutta, ci sono tanti che non sono potuti venire.”

sabato 21 agosto 2010

COSE DI SPAGNA, D'ITALIA E DEL MAROCCO – Incontri nel Nord del Marocco 4


I FIGLI DELLE SEI SORELLE E QUALCUN ALTRO

I figli di Mariam, come ho già detto, devo averli conosciuti fugacemente, non li ricordo. Lo sposo di cui parlerò in seguito è suo figlio, ma non ho potuto parlarci.

Leila ha diversi figli, ne ho conosciuta meglio una, cui ho già accennato, che fa la maestra, è sposata con un giovane che possiede un bazar, e ha un bambino di un anno e mezzo. Mi dice che in Marocco la scuola dell’obbligo dura sei anni, che è difficile portare tutti i bambini al termine, molti abbandonano. Deve essere un bel problema insegnare ai bambini a leggere e a scrivere. La lingua parlata è un dialetto, il darija, che ha molte parole arabe, ma non ha una propria scrittura; nel caso uno debba proprio scrivere qualcosa in darija, usa l’alfabeto latino. Nella scuola, però, si insegna l’arabo scritto, che è l’arabo classico (come se noi parlassimo in un italiano che non viene scritto, perché è solo un dialetto, e scrivessimo in latino!). Si insegna anche, come seconda lingua obbligatoria, il francese. Quindi due alfabeti.
Mi dicono che per merito del re Mohammed VI ora piccoli bus vanno a prendere i bambini da zone sperdute per portarli a scuola. 
Una maestra prende 350 euro al mese, ha un modesto incremento dello stipendio per anzianità; ogni sei anni però può fare un concorso, e se lo vince può aumentare il suo stipendio in misura rilevante.

venerdì 20 agosto 2010

COSE DI SPAGNA, D'ITALIA E DEL MAROCCO – Incontri nel Nord del Marocco 3



LA VECCHIA MADRE E LE SEI FIGLIE

La vecchia madre è sempre vestita di bianco, anche il velo. La trattano tutti con molto rispetto, a volte le baciano la mano. Non smette mai di sorridere, parla esclusivamente in darija, anche con me, pare non aver dubbi sul fatto che la capisca. Le altre donne –vivo quasi sempre con sole donne - parlano in darija e in francese, qualcuna anche in spagnolo. Malika ha frequentato da piccola la scuola coranica: da quando aveva due anni, sedeva con altre bambine di fronte a un imam armato di una lunga canna, che cantava versetti del Corano e glieli faceva ripetere. Poi, quando crebbero, insegnò loro anche a leggerlo, il Corano, che è scritto nell’arabo classico per eccellenza, tutto vocalizzato (non bisogna sbagliare nel pensare o pronunciare le parole della rivelazione!)
Le sei sorelle, figlie della matriarca, sono Mariam, Leila, Amina, Khadigia, Malika, Fatima.
Mariam è sempre vissuta in Marocco, pare di un’altra generazione rispetto alle sorelle, anche lei, come la madre, va vestita sempre di bianco, è già vecchia e venerabile, non solo anziana. Le sorelle più giovani la trattano con lo stesso rispetto con cui si rivolgono alla madre. Ha, come ho già detto, 11 figli, so che me li hanno presentati in qualche occasione, ma non li ricordo, salvo lo sposo di un matrimonio di cui parlerò in seguito.

mercoledì 18 agosto 2010

COSE DI SPAGNA, D'ITALIA E DEL MAROCCO – Incontri nel Nord del Marocco 2

CASE MODERNE E UNA CASINA

Alcuni edifici in cui diversi membri della Grande Famiglia (come dirò poi, si tratta di decine e decine di persone) di Malika hanno il proprio appartamento si assomigliano: sono condomini che non hanno più di vent’anni d’età; si apre il portone e si incontrano due scaloni di accesso – forse una decina di gradini ciascuno - di una pietra grigio-scuro: mi pare che abbiano solo la funzione di dare solennità all’ingresso. Io mi aspetterei una struttura così all’esterno di un edificio, non all’interno.
Saliti i due scaloni, c’è il pianerottolo con l’ascensore. Questi edifici moderni sono alti una decina di piani. Per prendere l’ascensore occorre una carta con codice magnetico. Mi spiegano che viene tolta a quelli che non pagano le spese di condominio, una media di 120 euro l’anno. Però, se anche non la si ha e si è in gruppo, si ha il modo di utilizzare lo stesso l’ascensore: il gruppo entra nella cabina, e una ragazzina sale (o scende) velocemente e chiama l’ascensore dall’esterno, dai pianerottoli che via via raggiunge di corsa.

martedì 17 agosto 2010

COSE DI SPAGNA, D'ITALIA E DEL MAROCCO – Incontri nel Nord del Marocco 1


PREMESSA E INDICE

Questo mio libretto, che propongo per brevi puntate, racconta incontri ed esperienze di otto giorni che ho trascorso nel luglio dello scorso anno nel Nord del Marocco. In questo primo post, le intenzioni e l'indice.
L'ho scritto un anno fa, nell'agosto 2009. Lo propongo ora, spezzato in capitoli.

Agosto 2009

Per la prima volta ho attraversato quel braccio di mare che mi separa da un lembo d’Africa azzurro: nei giorni limpidi lo vedo dalla mia terrazza. Avrei potuto andarci molto prima, ma non ho voluto. Ho aspettato di avere l’occasione di poter conoscere questa terra, meta di tanti turisti, non attraverso uno sguardo turistico, di cui non mi sento capace, ma attraverso un contatto più profondo e caldo. Ho avuto il privilegio di essere ospite della famiglia allargata di un’amica marocchina che vive a Conil, con cui per qualche mese, sempre in Spagna, ho conversato settimanalmente, su argomenti molto elementari, in arabo classico, che mi ostino a studiare. Ho voluto in questa mia prima incursione nel Maghreb evitare lunghi percorsi tra suq, medine, città imperiali. Se ne avrò la possibilità, esplorerò qualche altra parte di questo paese, ma sempre cercando di conoscere le persone, e, tramite loro, un po’ più me stessa, per quel che è possibile, prima che i paesaggi e i monumenti, che sono belli e importanti, ma, almeno per me, funzioni delle persone, e non cose che possano prescindere dagli esseri umani..

lunedì 9 agosto 2010

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA - Come augurio alla Puglia e all'Italia

Una novella fantascientifica del duecento, protagonista l'imperatore Federico II

Anonimo COME TRE MAESTRI DI NEGROMANZIA VENNERO ALLA CORTE DELLO ’MPERADORE FEDERIGO


da Il Novellino, ossia Libro di bel parlar gentile, a cura di Domenico Carbone, Barbèra editore, Firenze 1881

Lo ’mperadore Federigo fu nobilissimo signore, e la gente ch’avea bontade venìa a lui da tutte parti, perché donava volentieri e mostrava belli sembianti a chi avesse alcuna speziale bontà. A lui venieno sonatori, trovatori e belli favellatori, uomini d’arti, giostratori, schermitori, d’ogni maniera gente. Stando lo ’mperadore Federigo, e facea dare l’acqua, alle tavole coverte, sì giunsero a lui tre maestri di negromanzia con tre schiavine. Salutaronlo così di subito, ed elli domandò: “Qual è il maestro di voi tre?” L’uno si trasse avanti, e disse: Messere, io sono. E lo ’mperadore il pregò che giocasse cortesemente. Ed elli gittaro loro incantamenti, e fecero loro arti. Il tempo incominciò a turbare; ecco una pioggia repente, e tuoni e fulgori e baleni, e parea che fondesse una gragnuola che parea coppelli d’acciajo. I cavalieri fuggendo per le camere, chi in una parte chi in un’altra. Rischiarassi il tempo. Li maestri chiesero commiato, e chiesero guiderdone. Lo ’mperadore disse: domandate. Que’ domandaro il Conte di San Bonifazio, che era più presso allo ’mperadore, e dissero: “Messere, comandate a costui che vegna in nostro soccorso contra li nostri nemici. Lo ’mperadore li le comandò molto teneramente. Misesi il Conte in via con loro. Menaronlo in una bella cittade; cavalieri li mostraro di gran paraggio, e bel destriere e bell’arme li apprestaro, e dissero: Questi sono a te ubbidire. Li nemici vennero a battaglia. Il Conte li sconfisse e francò lo paese. E poi ne fece tre delle battaglie ordinate in campo. Vinse la terra. Diedergli moglie. Ebbe figliuoli. Dopo, molto tempo tenne la signoria.
Lasciaronlo grandissimo tempo; poi ritornaro. Il figliuolo del Conte avea già bene quarant’anni. Il Conte era vecchio. Li maestri tornaro, e dissero che voleano andare a vedere lo ’mperadore e la corte. Il Conte rispose: “Lo ’mperio fia ora più volte mutato; le genti fìano ora tutte nuove; dove ritornerei? E’ maestri dissero: Noi volemo al postutto rimenarvi.
Misersi in via; camminaro gran tempo. Giunsero in corte. Trovaro lo ’mperadore e suoi baroni, ch’ancor si dava l’acqua, la qual si dava quando il Conte n’andò co’ maestri. Lo ’mperadore li facea contare la novella; que’ la contava: I’ ho poi moglie; e figliuoli c’hanno quarant’anni. Tre battaglie di campo ho poi fatte; il mondo è tutto rivolto: come va questo fatto? Lo ’mperadore li le fa ricontare con grandissima festa a’ baroni ed a’ cavalieri.

domenica 8 agosto 2010

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA. Un racconto di Buzzati degli anni sessanta


Dino Buzzati QUALCOSA ERA SUCCESSO

Dino Buzzati, La boutique del mistero, Mondadori, 1999 (prima edizione 1968)


Il treno aveva percorso solo pochi chilometri (e la strada era lunga, ci saremmo fermati soltanto alla lontanissima stazione d’arrivo, così correndo per dieci ore filate) quando a un passaggio a livello vidi dal finestrino una giovane donna. Fu un caso, potevo guardare tante altre cose invece lo sguardo cadde su di lei che non era bella né di sagoma piacente, non aveva proprio niente di straordinario, chissà perché mi capitava di guardarla. Si era evidentemente appoggiata alla sbarra per godersi la vista del nostro treno, superdirettissimo, espresso del nord, simbolo per quelle popolazioni incolte, di miliardi, vita facile, avventurieri, splendide valige di cuoio, celebrità, dive cinematografiche, una volta al giorno questo meraviglioso spettacolo, e assolutamente gratuito per giunta.

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA – Hanno iniziato la loro campagna elettorale

Strade deserte o percorse da passanti che paiono in fuga da qualcosa, bar, probabilmente in gran parte evasori fiscali, che non fanno il loro mestiere di offrire possibilità di incontro e ristoro nelle serate cittadine estive, persone barricate in casa contro o in attesa di chissà quale nemico, quartieri cimiteriali. Molti luoghi del mio paese sono così ridotti. Nel deserto si avventurano solo i predoni. Certo, quelli con coscienza democratica e amici non rozzi, che amano la conversazione, la solidarietà, l'impegno, possono difendersi dalla desolazione con cene private, andando insieme a cinema, a qualche spettacolo teatrale, a qualche concerto. Gli altri blindati in casa. Qualche nonno e genitore con la villa tengono cani feroci che, dicono, sono così buoni, vogliono bene ai loro bambini. E invece ogni tanto questi cani azzannano qualche figlio o nipotino.
Ieri sera parlavo per telefono con un'amica della provincia di Bergamo. Mi diceva: - Tutt'intorno alla mia casa è deserto. Se mi affaccio alla finestra non vedo un'anima viva. Se passa qualcuno, quasi corre. Eppure qui non ci sono pericoli, ci sono aiuole, alberi, case, spazi.

La destra fascista proprio su questo ha iniziato la propria campagna elettorale. Vedi la tremenda intervista a un loro esponente di spicco.

sabato 7 agosto 2010

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA – Italia, rovina fine anni settanta




GIRARE IN TONDO

A poca distanza da Mariola, che era appena entrata nell’atrio del reparto, passò a lunghe falcate un giovane medico: non la vide o fece finta di non vederla. Lei lo rincorse e gli toccò la spalla. Lui si fermò e si girò di scatto.
“Ah, ciao.”
“Non puoi proprio ricoverarmi qui?”
“Te l’ho già detto, ti ho visitato, ho fatto tutto ciò che era possibile per te. Non hai sintomi che giustifichino il ricovero in medicina… ”
“Ho forti mal di pancia, e anche al petto… e poi, mi sento debole, la pressione bassa, potrei avere un collasso, capisci… e non riesco a dormire. Non puoi ricoverarmi? Ma perché non vuoi che venga qualche giorno qui? Che ti costa?”
“Senti, Mariola, non posso farti entrare qui senza una ragione precisa… Forse hai solo bisogno di dormire un po’, di parlare con qualcuno. Se vuoi, andiamo insieme in neurologia: c’è là un collega in cui ho totale fiducia, ti ci accompagno io… oggi pomeriggio, ora non posso.”
“È un compagno?”
“Sì, certo…”
“Mah, non so…”
“Se vuoi, possiamo vederci qui alle quattro e ti accompagno da lui. Ma me lo devi dire ora.”
“Non ho mangiato niente…”
“Mariola, ora devo proprio andare. Vuoi che ci vediamo qui alle quattro o no?”
“No! Sei uno stronzo! Il solito maschio stronzo! Vuoi scaricarmi fra i matti!”
“D’accordo, sono uno stronzo. Però devo proprio andare, scusami.”
Il medico si allontanò in fretta, Mariola restò in piedi in mezzo all’atrio, disorientata.

giovedì 5 agosto 2010

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA – Giornalisti spagnoli, situazione italiana, Nichi Vendola

Oggi pomeriggio ho scoperto due articoli (stamattina sono restata in casa e non avevo perciò il giornale). Il primo, durissimo e molto intenso, sulla situazione italiana, è stato pubblicato da El País:  il giornalista, Miguel Mora, ripone l'unica speranza di riscatto in Nichi Vendola. Il secondo articolo, che riferisce i contenuti di quello de El País, si trova sull'Unità.
Propongo ai lettori del mio blog l'uno e l'altro

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA - Vorrei dire a Bersani...

Hai l'aria di un essere molto buono, mite e gentile, nella vita personale, e questo non è poco, oggi. Non ce la si può avere con te. Però appari perduto nella vita politica e nel tuo rapporto politico con le persone, anche con i potenziali elettori. Non parlo di alcune “battaglie” (che brutto, l'uso di questo linguaggio militare!) in parlamento, che pure a volte fai, com'è giusto e doveroso, ma del tuo modo di rapportarti al mondo. Interpreti il tuo ruolo limitandoti a osservare e a commentare ciò che capita all'avversario politico, al capo di questo vergognoso governo (lo nomino il meno possibile). Anche i tuoi commenti sono deboli e certe volte strani. Perché in quel che dici fai riferimento più a una psicologia un poco elementare che alla politica, e usi a volte metafore che non si capiscono: che significa “B. è andato oltre le colonne d'Ercole”? Io non ho capito. Quando ho letto questa tua frase, ho pensato che sarebbe stato bello che il premier e il suo governo si fossero messi in mare aperto, a navigare o nuotare nell'oceano, che tutta l'Italia si mettesse in mare aperto, che si lasciassero da parte, almeno per un po', piccole patrie, volgarità particolaristiche, radici radici radici, e tutti i localismi malati.

mercoledì 4 agosto 2010

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA - Un bel libro: “Berlusconi passato alla storia” di Antonio Gibelli

Ho letto con grande piacere il libro,  "Berlusconi passato alla storia", Donzelli 2010, dello storico Antonio Gibelli: naturalmente con un piacere non privo di tristezza. Mi pare che per la serenità con cui viene raccontata l'epoca presente, per il relativo distacco di storico – l'intenzione di Gibelli è stata, pare, quella di scrivere una lezione di storia sull'epoca berlusconiana, quasi facendo un provvidenziale e liberatorio salto in un futuro libero dall'incubo -, per la grande limpidezza che si accompagna felicemente con la complessità del discorso, questo agile testo potrebbe diventare, paradossalmente, uno strumento di intervento politico serio e analitico. Certo, a patto che la Donzelli ne faccia un'edizione economica e trovi il modo di diffonderlo, cosa che l'aristocratica casa editrice non farà mai. Non se ne può più – è solo una mia opinione, superfluo persino precisarlo – dell'attitudine a ridere e a divertirsi un poco malignamente, un poco amaramente, un poco vittimisticamente, troppo spesso anche a sinistra, per le gesta di questo squallido premier e di quelli che gli stanno intorno. L'agile libro di Gibelli sarebbe, fra l'altro, un'efficace cura a questa malattia.

Uno degli aspetti del libro che mi hanno avvinto sta nell'evidenziazione del robusto filo di continuità - non solo, come spesso abbiamo letto altrove, di illegalità e favori, ma soprattutto relativo alla cultura politica – fra craxismo e berlusconismo, considerati nel loro quotidiano manifestarsi, e non solo nei patti diabolici; pur se poi nella sua scesa in campo l'attuale premier - che cerco di nominare il meno possibile - si è avvalso alla grande di Tangentopoli e dell'antipolitica.