Mah,
al solito farò la parte, che mi tocca tante volte, della conservatrice.
Allora,
enuncio alcune mie convinzioni rispetto alla scuola e a una mentalità che si è
diffusa in questi decenni.
1.
La scuola di tutti è una
neonata: dopo millenni in cui l’uso del simbolo è stato quasi dovunque di
pochissimi, da qualche decennio, con tutte le contraddizioni del caso, si pensa
che debba diventare patrimonio e strumento di tutti. Le persone – insegnanti,
istituzioni, mentalità generale – non riescono ancora a cogliere la novità
rivoluzionaria di questa situazione e quindi la necessità di studiare,
ricercare, impegnare una parte consistente della propria vita per fare una
scuola di tanti, di tutti, che sia al tempo stesso di alto livello. Penso che
un percorso verso quest’obiettivo si possa costruire e praticare.
2.
È un errore separare la
pedagogia dalla conoscenza, il metodo dai contenuti. Anche per un bambino di
tre anni l’acquisizione di conoscenze significative è ragione di felicità e ha
un effetto terapeutico, preventivo e pure curativo. L’insegnante deve innanzi
tutto conoscere bene quel che insegna, e insieme imparare trasmettere le
conoscenze (“trasmettere”, esattamente: è illusorio pensare che ogni bambino,
ogni individuo possa rifare la storia della conoscenza umana). Una buona e
interessante trasmissione di conoscenze facilita una socializzazione positiva e
permette lo sviluppo della cosiddetta “creatività” degli alunni, nei diversi
ambiti. E non c'è niente di più socializzante, di più altruista, che una vera
conoscenza acquisita con rigore e passione.
3.