"...subito comprai due cavalli, di cui uno d'Andalusia della razza dei certosini di Xerez, stupendo animale, castagno d'oro; l'altro un hacha cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo."

(Vittorio Alfieri, La Vita scritta da esso - 1790, 1803)

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Naturalmente nessuna analogia fra me e Vittorio Alfieri. Riporto le sue parole perché mi sarebbe piaciuto vivere in Andalusia quando ci venne lui.

lunedì 24 maggio 2010

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA - “ZINGARI” 3: LA LEGGENDA DELL’INVASIONE E I DESTINI INDIVIDUALI – MILANO E DINTORNI

Non posso, ovviamente, nel breve spazio di qualche articolo, dar conto della grande ricchezza di dati, storie, comparazioni, riflessioni, norme assurde, leggende crudeli, che riporta la studiosa nel suo libro avvincente, strumento utilissimo a comprendere i nostri “palestinesi”, i poveri e perseguitati che vivono fra noi, e ancor più a interrogarci sullo sguardo con cui li osserviamo.
In quest’ultimo mio scritto sul libro della Calabrò mi limiterò a proporre la lettura di due ampi passi particolarmente significativi.

martedì 18 maggio 2010

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA - “ZINGARI”2: L’IDENTITÀ IMPOSTA- MILANO E DINTORNI

Anna Rita Calabrò, nel suo libro Zingari-Storia di un’emergenza annunciata, prende in considerazione parecchi studi sulle popolazioni “zingare”: soprattutto quelli di Leonardo Piasere, prestigioso antropologo italiano (per trovare indicazioni su alcune opere di Piasere, clicca qui ). La studiosa valorizza importanti elementi che emergono dalla pluriennale ricerca di Piasere, ma al tempo stesso pone in evidenza quella che secondo lei è un’eccessiva unilateralità nell’interpretazione che lo studioso dà dell’“identità zingara” (anche se, leggendo un’intervista non datata di Piasere , paiono assai fitti gli elementi che rinviano a una molteplicità di gruppi umani, di usi, di “culture”, che non si possono racchiudere in un recinto rigido e stabile). La Calabrò però non si limita a insistere, come già fa Piasere, sulla molteplicità di raggruppamenti che ai nostri occhi di ignoranti gagé paiono come popolazione unitaria, gli “Zingari”; ma mette anche in evidenza come le trasformazioni nella produzione e nei consumi della società maggioritaria, lo svuotamento di molte delle professioni tradizionali (venditori di cavalli, giostrai, fabbri ecc.), l’abbandono del nomadismo da parte di molti - di quel nomadismo in parte forzato, in parte legato a certe attività che queste popolazioni praticavano nel passato – abbiano messo definitivamente in crisi l’”identità separata” di queste genti, senza però offrire alcuna alternativa di lavoro e di vita. Dice la Calabrò: “Usare come chiave interpretativa l'ambivalenza mi aiuta anche a spiegare le contraddizioni che vivono oggi molti zingari. Contraddizioni che non consistono tanto nell'ambivalenza tra identità e alterità, quanto, al contrario, nell'impossibilità di mettere in atto una strategia ambivalente. Perché se l'identità rifugge l'alterità non c'è ambivalenza e ciò accade sia quando non si vuole, sia quando NON SI PUÒ (la sottolineatura è mia) sostenere la sfida di un cambiamento. Nel primo caso perché si sceglie la strada della separazione e della devianza; nel secondo perché si è oggetti di discriminazioni e razzismo e dunque di un atteggiamento da parte dell'altro che, senza alcuna ambivalenza, rifiuta la relazione.” . Lo strumento principe che costringe i diversi gruppi che denominiamo “zingari” a una separatezza che nega l’ambivalenza da entrambe le parti, è quello che penso possa essere definito come una sorta di “universo concentrazionario”: i campi nomadi italiani, regolari e irregolari, di sosta o di vita, in cui si trovano ammassati, segregati e condannati allo stigma sociale gruppi di origine, cultura, esperienze diverse, scelte di vita e aspirazioni diverse e spesso conflittuali fra loro. Da questi campi si può essere cacciati, ma è difficilissimo uscire con il proprio lavoro per entrare nell’“altra parte” del consorzio umano: è raro che a chi li abita venga riconosciuto il diritto alla casa o comunque a un’abitazione decente, e pure, di fatto, quello al lavoro legale, a una scuola in cui i bambini possano entrare senza vergognarsi della propria provenienza, tutti strumenti fondamentali per l’emancipazione.

venerdì 14 maggio 2010

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA- “ZINGARI” 1: IDENTITÀ E AMBIVALENZA

Ripubblico, con qualche modifica, tre miei articoli sulle popolazioni Sinti e Rom d'Italia. Si tratta di altri miei scritti che sono comparsi sul blog successivamente chiuso di una casa editrice romana. Li recupero perché ritengo che potrebbero essere ancora utili. Mi riprometto al mio ritorno in Andalusia di continuare questo discorso con resoconti aggiornati sulla realtà e l'esperienza spagnola.
Rinvio al mio ritorno in Spagna anche la prosecuzione del percorso sulla poesia araba, ripartendo dall'epoca del Profeta e degli Omáyyadi.

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Un bellissimo libro di due anni fa è Zingari- Storia di una emergenza annunciata, di Anna Rita Calabrò, sociologa dell’Università di Pavia, edizioni Liguori 2008. Mi chiedo: l'ex presidente della Provincia di Milano, Filippo Penati, poi candidato governatore della Lombardia sconfitto nelle ultime elezioni regionali, non avrebbe potuto avvalersi del contributo di questa studiosa per impostare una politica più informata, meno barbara e grossolana, finalizzata all'integrazione inevitabilmente complessa di questi cittadini europei? Il suo appiattirsi su posizioni lontane da una cultura di sinistra e di umanità gli ha alienato potenziali elettori pur non estremisti e non gli ha guadagnato voti di xenofobi e razzisti che hanno il nido naturale nella destra peggiore. Credo che la crisi della sinistra italiana sia anche in questo divorzio fra mondo intellettuale (intellettuale nel senso migliore, in un'accezione non tanto di rango e di ruolo sociale, ma di conoscenza reale e di passione conoscitiva) e attività politica: anche in questo la politica, purtroppo spesso anche quella di sinistra, ostenta una presuntuosa autonomia e si distacca dalla società. La stessa Calabrò accenna nel suo libro alle posizioni dell'ex-presidente della provincia di Milano e riporterò le sue osservazioni nei prossimi articoli.

martedì 11 maggio 2010

VIAGGIO IN ITALIA

Viaggio in Italia. Ritornerò a Conil de la Frontera all'inizio di giugno. Spero, nonostante gli spostamenti, di riuscire a scrivere e a mettere in queste settimane i primi post sulla poesia araba dell'epoca degli Omayyadi e del Profeta. Se non mi sarà possibile, ricomincerò a giugno con questi argomenti. Maria Laura

venerdì 7 maggio 2010

LUNA by Giuliano Belotti

mercoledì 5 maggio 2010

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA - SINTI E ROM IN SPAGNA E IN ITALIA - MATERIALI PER UNA COMPARAZIONE

Propongo un libretto che ho scritto nel 2008 sulla condizione delle minoranze gitane e zingare e sui loro rapporti con le popolazioni maggioritarie in Spagna e in Italia. Userò qualche volta il termine “zingaro” che è da molti considerato politicamente scorretto, per due ragioni: per simmetria con “gitano”, pure considerato da alcuni politicamente scorretto, usato però continuamente dallo stesso Juan de Dios Ramírez Heredia , che, in qualità di rappresentante delle popolazioni gitane, firmò la Costituzione spagnola del 1978, e ha successivamente ricoperto cariche politiche e ruoli significativi in istituzioni della Spagna e dell'Europa; e anche perché parlerò nelle prossime puntate di un libro utilissimo, documentato e intenso, dal titolo forse un po' provocatorio (nei confronti dei gagé, naturalmente), “Zingari”, di cui è autrice un'antropologa dell'Università di Pavia, Anna Rita Calabrò.


Questo mio scritto e parte gli articoli che seguiranno sull'argomento, sono già comparsi nell'autunno del 2008 nel blog di una casa editrice romana che poi è stato chiuso. Li ripropongo senza aggiornarli con quanto è successo negli ultimi due anni, penso che possano essere di qualche utilità così. La mia speranza è anche quella di contribuire a sfatare lo stereotipo che vorrebbe i gitani spagnoli tutti musica e flamenco, e gli zingari italiani restii all'integrazione e alla buona convivenza con la maggioranza gagé.
Riporto nei miei scritti informazioni sulla storia di queste popolazioni, in gran parte ormai formate da cittadini delle due nazioni sorelle, e le cui migrazioni hanno avuto la stessa origine e sono avvenute contemporaneamente in Spagna e in Italia (anzi in Italia arrivarono per la prima volta con qualche decennio di anticipo, me l'ha fatto notare lo stesso Juan de Dios Ramírez Heredia, in un convegno a Cadice a cui ho partecipato l'anno scorso ); su quanto è loro avvenuto nel XX secolo, durante le due dittature e poi nelle rispettive democrazie; sui rapporti con la popolazione maggioritaria - scontri, confronti, convivenza, discriminazione, conoscenza reciproca, solidarietà -; sulla scuola, sui luoghi di vita, sul lavoro, sulla “cultura”, un po' anche sul flamenco...

Segnalo comunque due siti (ma certamente se ne possono trovare molti altri) in cui si riportano episodi di discriminazione recenti, e si fanno anche proposte costruttive. Uno è  Giornalisti contro il razzismo, l'altro è Mantova ebraica - Osservatorio sulle discriminazioni


Poi il discorso che inizio con questo post continuerà nel tempo: dopo aver ripubblicato gli articoli sul bel libro di Anna Rita Calabrò, racconterò, senza alcuna pretesa di scientificità, esperienze dirette, amicizie, storie di persone gitane-spagnole- andaluse, di antica e di recente immigrazione e anche cronache politiche e sociali che abbiano per protagonisti questi cittadini.


Il libretto non è disseminato di link, in quanto in fondo si trova una bibliografia e l'indicazione di video e altro materiale di cui mi sono servita.











martedì 4 maggio 2010

sabato 1 maggio 2010