"...subito comprai due cavalli, di cui uno d'Andalusia della razza dei certosini di Xerez, stupendo animale, castagno d'oro; l'altro un hacha cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo."

(Vittorio Alfieri, La Vita scritta da esso - 1790, 1803)

*************************
Naturalmente nessuna analogia fra me e Vittorio Alfieri. Riporto le sue parole perché mi sarebbe piaciuto vivere in Andalusia quando ci venne lui.

giovedì 9 settembre 2010

ARABISTI E ARABESCHI 15 – LA POESIA NELL'ETÀ DEGLI ABBASIDI 3 (e oltre) - Il Pazzo d'amore attraverso secoli e luoghi remoti (seconda parte)


Il sufismo e il poeta persiano Jami

Il sufismo è una corrente mistica ed esoterica che si è diffusa nell'Islam soprattutto sunnita, e in parte recupera spinte neoplatoniche e anche indù, e sostiene la possibilità di una conoscenza diretta di Dio attraverso lo slancio del cuore e della mente. Spesso tale slancio viaggia sulle ali della musica e della danza. Il musicista italiano Franco Battiato, riprendendo fili diversi che uniscono la Sicilia all'eredità araba, si dichiara seguace della corrente sufi. Vedi, a tal proposito, quest'intervista quest'intervista.
Il sufismo pone al centro sia le angosce e i dolori della vita, sia il loro superamento attraverso un impeto spirituale che tende all'assoluto.

Jami, poeta persiano e girovago del XV secolo – morì proprio nell'anno, il 1492, in cui l'ultimo regno arabo di Spagna cadeva nelle mani dei re cattolici, Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona – riscrisse la storia di Majnum e Layla in chiave sufi. È uscita in traduzione spagnola presso una piccola, ma bella casa editrice di Madrid, l'Editorial Sufi, che pubblica testi provenienti dalle diverse tradizioni soprattutto orientali.
Jamí riunì le sue poesie in tre diwan (canzonieri, raccolte): Prima gioventù, La perla centrale della collana, La fine della vita. I suoi versi, quando egli era ancora in vita, venivano recitate in gran parte del mondo musulmano, dall'Asia centrale al Maghreb.







Majnún e Leyla in Persia

Nel racconto di Jami, i due protagonisti dell'amore contrastato (il padre di lei l'ha obbligata a sposare un altro uomo), dopo alterne vicende che li fanno precipitare nella disperazione, ma aprono qualche volta spiragli di speranza – fra queste, la morte dell'uomo a cui Leyla era stata forzosamente sposata –, si rincontrano in un ambiente agreste. Leyla trova Majnun seduto su un sasso, ma il giovane, ormai sfiancato dalla passione e proteso all'amore di qualcosa che è oltre la vita, non riconosce più Leyla. Leggiamo il passo.

Rapito in profonda estasi da un amore fantastico, il suo sguardo vagante brillava di una luce incerta, come una pallida stella perduta nelle onde che il sole al tramonto rovescia sull'orizzonte. Invano lo chiamò con limpida voce; non riuscì a farlo ritornare in sé. E certo, quando un grido di dolore germogliò dal suo petto, Majnún le domandò:
Chi sei? Da dove vieni? Perché turbi così il mio riposo?
Come? Non riconosci Leyla, che la dolce speranza conduce vicina al suo amico?
Allontanati! Allontanati!”, le rispose egli, con voce alterata. “Ormai non è un amore terreno, quello che infiamma il mio cuore. Quale oggetto nel mondo potrebbe trattenere ancora il volo del mio pensiero, che ondeggia felice nell'oceano immenso della contemplazione?”
E il suo capo inclinato cadde di nuovo sul petto.

(Jami, Layla y Manjum, Editorial Sufi, Madrid 2001; trad. di A.L.Chezy dal persiano in francese; trad.dal francese in spagnolo di Carolina Sanín e Juan Tafur. La traduzione di passi dallo spagnolo all'italiano naturalmente è mia).

Leyla, respinta da lui, è costretta ad andarsene. Dopo tempo, il corpo di Majnum, morto, abbracciato a una giovane gazzella pure morta, viene trovato da un arabo che, dopo aver sentito cantare le avventure di disperata passione dei due amanti, commosso, si è messo alla sua ricerca.

Leyla segue il suo amato: muore di consunzione. Chiede alla madre, poco prima di spegnersi, di prometterle che le sue ceneri saranno sepolte in una stessa tomba con il corpo di lui e la madre, piangente e incolpando il marito dell'infelicità della figlia, prende il solenne impegno.

Naturalmente la tomba di Majnún e di Leyla sarà visitata devotamente dalle coppie di amanti.

Un Pazzo d'amore italiano, che però sta in Francia

Parlando del Pazzo d'amore, non si può non rivolgere almeno un pensiero a Ludovico Ariosto (1474-1533). Orlando furioso è un folle ben più gagliardo dei diversi Majnún. Dopo aver trovato incisi sulla grotta i versi con cui Angelica e Medoro (ricordiamoci che quest'ultimo doveva, a rigor di logica, essere musulmano!) raccontano il loro amore, distrugge la roccia, butta per aria alberi secolari, sconvolge la campagna circostante. Poi

Afflitto e stanco al fin cade ne l'erba,
e ficca gli occhi al cielo e non fa motto.
Senza cibo a dormir così si serba,
che 'l sole esce tre volte e torna sotto.
Di crescer non cessò la pena acerba,
che fuor del senno al fin l'ebbe condotto.
Il quarto dì, da gran furor commosso,
e maglie e piastre si stracciò di dosso.

Qui riman l'elmo e là riman lo scudo;
lontan gli arnesi e più lontan l'usbergo;
l'arme sue tutte, in somma vi concludo,
avean per bosco differente albergo.
E poi si squarciò i panni e mostrò ignudo
l'ispido ventre e tutto il petto e il tergo;
e cominciò la gran follia, sì orrenda,
che de la più non sarà mai chi intenda.
(canto XXIII, 132-133)

Alla fine anche Orlando incontra, dopo tante vicende, Angelica, che se ne sta scappando con Medoro a cavallo di una giumenta. E Angelica non riconosce Orlando, e poi quest'ultimo non può più vedere lei che si è messa in bocca l'anello dell'invisibilità. Però, nel mettersi l'anello in bocca, è caduta dalla giumenta, con il culo per terra e le gambe per aria. Orlando se la prende con la giumenta. La riassetta e la cavalca, senza mai permetterle di fermarsi. Quando la povera bestia è allo stremo, prima se la carica addosso, poi se la lega al piede e se la trascina, fino a farla schiattare.

(queste vicende sono narrate nel canto XXIX, strofe 59-72)

Se vuoi collegarti alla prima parte di quest'articolo, clicca qui.

Nessun commento:

Posta un commento