"...subito comprai due cavalli, di cui uno d'Andalusia della razza dei certosini di Xerez, stupendo animale, castagno d'oro; l'altro un hacha cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo."

(Vittorio Alfieri, La Vita scritta da esso - 1790, 1803)

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Naturalmente nessuna analogia fra me e Vittorio Alfieri. Riporto le sue parole perché mi sarebbe piaciuto vivere in Andalusia quando ci venne lui.

giovedì 28 ottobre 2010

INTERMEZZO – UN SALTO NEL XX SECOLO - Jalil Yibran

In attesa di riprendere il discorso sulla poesia di Al Andalus, propongo una lirica di Jalil Yibran (1883-1931), Portami il flauto e canta, interpretata dalla splendida cantante Fairuz.

Del poeta libanese cristiano Yibran (più spesso scritto nelle traduzioni italiane Gibran), quasi tutti hanno letto, soprattutto nell'adolescenza e nella giovinezza, qualche testo.
Chi non ricorda l'ispirata riflessione sui figli?

I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono.[...]

Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti

La puoi ritrovare cliccando su questo sito.

Fairuz o Fairouz è una cantante libanese, una delle voci più interessanti della musica araba di oggi.

Per ascoltare la sua voce e vederla cantare, clicca qui.

E questo è il testo della poesia in arabo e in italiano.

Portami il flauto e canta, e il canto rallegra l'esistenza,
giunge alla pienezza il suono del flauto, e continua dopo che l'esistenza ha avuto fine.

Consideri, come me, i boschi tua dimora, senza palazzi,
e hai seguito i ruscelli e scalato le rocce laviche?


Ti sei immerso nel profumo e ti sei asciugato alla luce,
e hai assaggiato il vino del mattino in bicchieri di fluido etere?



Ti sei seduto al meriggio, come me, fra le viti,
e i grappoli d'uva pendevano come Pleiadi d'oro?




Forse al calar della notte ti sei sdraiato sull'erba e ti sei avvolto nello spazio,
aperto verso ciò che verrà, dimenticando il passato?


Portami il flauto e canta, e dimentica malattia e medicine,
infatti le persone sono segni, ma tracciati sull'acqua.
أعطني الناي وغني فالغنا ســــر الوجود
وأنين الناي يبقى بعد أن يفنى الوجود


هل إتخذت الغاب مثلي منزلاً دون القصور
فتتبعـــت الســواقي وتسلقــت الصخـــور


هـــل تحممـــت بعطـــر وتنشفــت بنــــور
وشربت الفجر خمراً من كؤوس من أثير


هل جلست العصر مثلي بين جفنات العنب
والعنــــاقيــــد تــدلـــت كثريــات الذهــب



هل فرشت العشب ليلاً وتلحفت الفضاء
زاهداً في ما سيأتي ناسياً ما قد مضى



أعطني الناي وغني وانسى داء ودواء
إنمــا النــاس سطورٌ كتبت لكن بمــاء

Ringrazio il mio professore di arabo Francis Montiano, che mi ha segnalato il testo e ha controllato la mia traduzione.

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