"...subito comprai due cavalli, di cui uno d'Andalusia della razza dei certosini di Xerez, stupendo animale, castagno d'oro; l'altro un hacha cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo."

(Vittorio Alfieri, La Vita scritta da esso - 1790, 1803)

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Naturalmente nessuna analogia fra me e Vittorio Alfieri. Riporto le sue parole perché mi sarebbe piaciuto vivere in Andalusia quando ci venne lui.

sabato 16 ottobre 2010

ARABISTI E ARABESCHI 21 - AL-ANDALUS 2 – Il contesto, seconda parte – Fitna, riconquista cristiana, mutamenti continui dei confini, rapporti con l'Oriente e il Nord-Africa

Ritorno a Al-Andalus: molti pensano che questo fosse un paradiso della tolleranza religiosa e culturale, che poi le orde dei reconquistadores cristiani avrebbero distrutto. Di fatto, non sempre le minoranze religiose vissero come se fossero a casa propria, ma è pur vero che in molti periodi e situazioni godettero davvero di pace e relativa prosperità.
Invece furono accesi, sanguinosi e quasi senza sosta i conflitti all’interno del mondo musulmano. La
fitna, guerra civile che dà il titolo a uno dei bellissimi libri di Kepel, fu ricorrente nell’Islam: non diversamente, in fondo, da quanto era già avvenuto e sarebbe accaduto ancora negli stati cristiani, con le guerre per la questione dell'iconoclastia, con lotte per le investiture, le repressioni durissime e sanguinose di “eresie”, le guerre di religione, ecc.. Perciò anche l’immagine di un Islam tutto compatto e pronto a uccidere i non musulmani non è vera oggi e non era vera neppure al tempo di Ludovico Ariosto.
Per quasi cinquant'anni dopo lo sbarco degli arabi, la Spagna musulmana dipese dal califfato omayyade di Damasco.



Ma nel 756, quando in Oriente ci fu la sanguinosa distruzione della dinastia omayyade e la sua sostituzione con gli Abbasidi, l'omayyade Abd Al-Rahman, il solo sopravvissuto della sua famiglia, riuscì ad arrivare a Al-Andalus, a sconfiggere il rappresentante di Damasco e a imporsi come emiro (principe). Successivamente ruppe le sue relazioni con gli Abbasidi, dichiarò indipendente l'emirato di Al-Andalus e si adoprò a combattere contro i conquistatori cristiani e anche a reprimere ribellioni interne.
Abd al-Rahman III, nella prima metà del X secolo, riportò Al-Andalus a unità e proclamò il Califfato di Cordova, il che implicava una dichiarazione di indipendenza anche dal punto di vista religioso, perché il califfo era capo politico, ma anche religioso. I successori riuscirono a sconfiggere più volte le truppe cristiane, conquistando per un po' di tempo, fra le altre città, Barcellona e Santiago de Compostela.
Fu questo il periodo di massimo splendore della Spagna musulmana.
All'inizio dell'XI secolo ripresero le lotte interne al Califfato, che si smembrò di fatto in piccoli regni locali, i regni taifas. Importanti furono i regni taifas di Valenzia, Mursia, Toledo, Siviglia, Granata, Badajoz e Saragozza. Questa disgregazione del califfato portò per un po' di tempo a una situazione che alcuni hanno posto in comparazione con il feudalesimo di gran parte del resto d'Europa.Anche nelle corti dei regni di taifas, pur fra guerre e massacri, fiorirono la poesia e la musica. Però le lotte intestine diedero forza alla riconquista: i cristiani, nella parte finale del secolo, avanzarono, conquistarono Toledo e resero tributari diversi regni di taifas.

Alcuni di questi regni musulmani, verso la fine dell'XI sec., chiamarono in aiuto i musulmani del Nord-Africa, che intervennero. Si successero due dinastie, entrambe di origine berbera: gli Almoravidi, sopraffatti poi dagli gli Almohadi. Nel Nord-Africa occidentale avevano messo radici profonde movimenti di orientamento kharigita e sciita. Il dominio di entrambe le dinastie fu quindi segnato dal rigorismo religioso e spesso dall'intolleranza. Molti mozarabi (cristiani che vivevano nella Spagna musulmana) furono costretti a fuggire verso i regni cristiani.

Con la conquista cristiana di Tolosa (1212) e le rivolte che si ebbero contro la dinastia nel Nord-Africa che formava un unico organismo politico con la Spagna musulmana, Al-Andalus fu rapidamente conquistata dai cristiani. Sopravvisse solo il regno musulmano di Granata, destinato a essere distrutto da Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona nel 1492, anno della scoperta dell'America. Tuttavia, pure dopo tale conquista, mentre gli ebrei furono in massima parte espulsi rapidamente, molti musulmani, convertiti a forza, e quindi probabilmente non davvero convinti fedeli della Chiesa di Roma, continuarono a vivere nel regno cattolico per un po' di tempo: la loro espulsione definitiva avvenne fra il 1609 e il 1614.

Durante i quasi otto secoli di dominio musulmano, i confini di Al-Andalus si spostarono continuamente: in certi periodi compresero quasi tutta la penisola iberica, in altri parti abbracciarono gran parte del Maghreb e naturalmente si restrinsero nel corso della riconquista cristiana.

Chi voglia abbandonarsi gradevolmente al mito di un’Andalusia e di una Spagna arabe felici, può leggere, se non l’ha ancora fatto, il suggestivo romanzo “neostorico” di
Abraham Yehoshua, Viaggio alla fine del millennio, le cui vicende sono ambientate nel X secolo, in uno scenario che comprende parti del Maghreb: questa storia è anche una difesa cauta e astuta di morbidi sistemi matrimoniali poligamici, che alcuni ebrei del medioevo avrebbero mutuato dagli arabi, duramente e insensatamente condannati dai gelidi, segaligni e astiosamente moralistici parenti dell’Europa continentale e cristiana.

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