"...subito comprai due cavalli, di cui uno d'Andalusia della razza dei certosini di Xerez, stupendo animale, castagno d'oro; l'altro un hacha cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo."

(Vittorio Alfieri, La Vita scritta da esso - 1790, 1803)

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Naturalmente nessuna analogia fra me e Vittorio Alfieri. Riporto le sue parole perché mi sarebbe piaciuto vivere in Andalusia quando ci venne lui.

lunedì 5 aprile 2010

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA - IL BOTTINO E IL RESPIRO

All'indomani di quella che molti, a ragione, considerano una grave sconfitta all'opposizione, la Lega e il Vaticano – quest'ultimo ormai quasi incurante della accuse che gli arrivano quotidianamente di aver coperto nel tempo la violazione di moltissimi bambini – sono partiti all'attacco sul tema dell'aborto. Il corpo, la sessualità umana, tutto ciò che è collegato con queste “entità”, reali e simboliche, si configura come una specie di bottino dei vincitori. Nell'incassare il premio della vittoria, questi ultimi violano sia il diritto dell'essere umano a rispetto e a pietas, senza i quali non si può avere convivenza civile, sia il principio di uguaglianza di fronte alla morale, oltre che alla legge: chi ha potere e denaro oppure è sostenuto da chi ha potere e denaro non è mai “peccatore” o “colpevole”, mentre chi è suddito può facilmente divenire oggetto di condanne dure, sprezzanti, feroci, se non si conforma al volere di quelli che comandano. Infine chi ha potere oggi, nel nostro paese, impone una doppia morale a colpi di vittimismo borioso, e al tempo stesso non si preoccupa più di nascondere l'arbitrio.

Tutto questo, certo, è frutto dell'arroganza di chi ha vinto, ma anche della scarsa chiarezza e di una sorta di depressione e frantumazione etica di quelli che continuano a perdere. A chi fa guerra sul corpo, sulla sessualità, sulla vita e sulla morte, senza alcun riguardo per drammi personali, non si può rispondere restando defilati (come ha fatto il buon Bersani, qualche giorno prima delle elezioni, limitandosi a dichiarare che papi e cardinali hanno diritto di parola: e chi gliela nega? Però gli si può ben controbattere denunciando e soprattutto ragionando sulle ipocrisie anche sessuali e private, sulla continua opportunistica invasione di campo in temi politici!)

Dal grande calderone in cui viene fatto scempio dell'essere umano, esce di volta in volta un pezzetto, un fatto, un pazzo divieto. Poi ciò che è uscito ripiomba nella poltiglia, a rimescolarsi con il resto: dopo un po' ritornerà a riemergere per poi affondare di nuovo e così all'infinito. Oggi la questione della pillola abortiva, domani la pedofilia dei preti liquidata come “chiacchiericcio” e l'attacco a magistrati “diffamatori” di pedofili protetti, un'altra volta la faccenda della libertà di scelta sulla fine della propria vita, un'altra ancora l'ennesimo scandalo di un uomo di potere che si è comprato qualche ora di sesso elargendo favori a spese della collettività, e così via. Cose in apparenza di segno opposto ormai funzionano tutte nella stessa direzione, nel rigonfiamento della melma. E per chi esercita un potere così ammorbato e ammorbante non è neppure importante trionfare definitivamente sul terreno del corpo, la guerra è su altre questioni più decisive: ma questi signori, per continuare a vincere nelle cose sostanziali, devono perpetuare il clima di vergogna, di paura, di chiacchiera malata. Per dissipare questa nebbia greve non basta certo un gesto scaramantico della mano, quasi si scacciasse una mosca: sbaglia chi si illude di poter dissipare facilmente l'incubo, di potersi ricavare così lo spazio che gli consenta di parlare degli "altri" problemi, di “quelli che interessano davvero alla gente”.


In realtà le faccende relative al corpo umano disprezzato si configurano ormai come elementi fra loro intrecciati e saldati in un insieme che fa ribrezzo, suscita rabbia, ma al tempo stesso attrae. e diverte malignamente. E chi vuole una società meno furiosa, più pacifica, più equilibrata, dovrebbe avere la forza anche intellettuale di chiedersi come si può davvero cominciare a uscire da tutto questo, e smetterla di pensare che se ne venga fuori fingendo indifferenza oppure limitandosi a ribattere colpo su colpo. Ci vuole la forza soprattutto del pensiero per inaugurare una stagione di tolleranza, di generosità, di laicità vera, e di pacificità, che sia globalmente e radicalmente diversa - non opposta, non altra faccia della medaglia - dalla melma, in modo che si possano forzare finestre blindate e respirare aria fresca. Penso che solo parlando con animo sgombro di queste cose, di tutto, non solo dando risposte puntuali a provocazioni quotidiane, si può svelenire l'aria che si respira. Ci vorrebbe uno sforzo di riflessione, non solo in sedi "filosofiche", per tracciare i lineamenti, certo problematici e mossi,  di un'etica laica: se la sinistra e i laici non  trovano il modo di condurre pubblicamente un ragionamento dignitoso su queste cose, anche su temi che vengono o agitati come oggetto di scandalo, l'"egemonia" sulla morale quotidiana resta necessariamente nelle mani del Vaticano, qualunque cosa accada, qualunque cosa combinino.

Quello che alcuni anche della sinistra chiamano “zapaterismo”, certe volte per rassicurare i benpensanti di tutti i colori e le sfumature - “noi non siamo così estremi, non siamo in Spagna, non abbiate paura” - non è una serie di norme “radicali” che il socialismo spagnolo si è inventato per far bella figura. Il matrimonio dei gay, la legge della morte degna e i testamenti biologici, ora anche l'aborto assistito e deciso dalla donna, oltre che la legge contro la violenza di genere, vale a dire finalizzata a proteggere le persone che subiscono violenza non solo sessuale dal proprio partner (non fu mai mai varata dai popolari, quando erano al governo!), non sono colpi di piccone dati separatamente l'uno dopo l'altro al muro di una tradizione cupa e bigotta. Non sono essenzialmente colpi contro, ma passi per. È aria fresca che è entrata dalle finestre: per benevolenza della sorte o avvedutezza degli uomini. È un modo d'essere che pone come discriminante tra l'accettabile e l'inaccettabile soprattutto la violenza.

In questo pueblo del profondo Sud della Spagna dove vivo ora, chiunque, di qualunque posizione politica, tra i tanti che conosco, si vergognerebbe di prendere in giro un omosessuale, di esprimersi in modo sprezzante e volgare nei confronti di un trans, di dire parole violente all'indirizzo di una persona che si prostituisce. E se un bambino subisce una violazione o una donna una violenza, scendono le persone nelle piazze, numerose,  di fronte alle sedi istituzionali - di ayuntamientos, comuni, o di comunidades, regioni, o di tribunali... - a dire senza urli che queste cose non si possono assolutamente tollerare: chiunque sia la vittima, spagnolo payo o spagnolo gitano o cinese o colombiano o rumeno. E pure se l'ingiuria “hijo de puta”, “figlio di puttana”, impasta il linguaggio familiare – anche con coloritura affettuosa – mi pare che non ci sia neppure il livore maniacale che tante volte si incontra nel nostro paese contro le persone che si prostituiscono: nel nostro paese, se non sono vittime di aguzzini, sono rifiuti umani. E quindi anche di prostituzione si può parlare e dibattere con animo sereno, o almeno molti lo fanno, in Spagna: con un'attenzione alla persona nella sua completezza, ai diritti umani che devono essere garantiti a tutti, alle condizioni e ai colpi della vita che possono dare dolori e disgrazie che non sono accettabili per nessuno.

Facendo quotidianamente esperienza in Andalusia di un clima più sereno e più vivibile di quello che c'è nel mio povero paese di origine, declino, proprio richiamandomi a quel che avverto qui, alcuni principi e percorsi che potrebbero forse incrinare la durezza di cuore e di pensiero, e prefigurare scenari più sereni e liberi, meno soggetti a una drammatizzazione continua e cupa:

1- Difesa dei più deboli (bambini, ragazze soggette a tratta, schiavi del sesso in qualsiasi modo orientato) e punizione severa di chi schiavizza sessualmente gli altri. Però in questo compito è necessario affinare molto gli strumenti e la riflessione. Non ci si deva nascondere che il fenomeno della pedofilia e dello sfruttamento sessuale delle persone non recede sotto i sacrosanti colpi delle polizie e delle magistrature, anzi ogni giorno vengono alla luce nuove ondate di violazioni, dal nero passato profondo e dal confuso presente. La punizione e la prevenzione di queste violazioni non è solo una questione di ordine pubblico. Nel mentre si attiva e si esercita la repressione – peraltro ostacolata da poteri di vario tipo, anche istituzionali -, è necessario chiedersi e ripensare come prevenire e come aderire davvero a bisogni di difesa complessi e differenziati, giorno dopo giorno. La repressione non basta e certe volte chi paga pure questa non è l'aguzzino, ma la vittima. In Spagna questa riflessione è molto viva, soprattutto da parte di Associazioni per la difesa dei Diritti Umani. Ne parlerò presto.

2- Applicazione del proprio giudizio morale secondo criteri di uguaglianza, a prescindere dal ruolo che ha nella società chi viene giudicato: a prescindere quindi dal fatto che sia prete, vescovo, papa, ministro, presidente del consiglio, operaio, insegnante, operatore ecologico. I cosiddetti “valori” possono variare, a seconda della visione del mondo che uno ha, ma è comunque e sempre una vergogna che tali “valori” siano applicati in modo differenziato a seconda del potere e dei soldi di chi si ha di fronte, non è in nessun caso ammissibile che ci sia chi gode di zone franche anche in quest'ambito. Perciò ci deve essere un rifiuto radicale e razionale di quel dannunzianesimo, di quel superomismo casereccio che non si decide a morire, nel nostro paese. E va detto forte, questo rifiuto, va spiegato e declinato in tutti i modi possibili.

3- Rifiuto di interpretare la persona, qualunque attività svolga, in base ai suoi comportamenti sessuali, che vanno rispettati fino a che non siano di pregiudizio ad altri: quindi anche chi si prostituisce senza violare gli altrui diritti, chi ha orientamenti sessuali di vario tipo, rivolti a persone di maggiore età e in grado di decidere liberamente, è un cittadino soggetto di diritti, deve poter esprimere proprie posizioni e convinzioni come gli altri e deve essere ascoltato.

4- Responsabilità di tutti e tutte – che facciano il lavoro di insegnanti, di avvocati, di operai, di amministratori, di politici o di prostituti – di fronte alla collettività, che non va danneggiata per propri interessi privati: perciò non è lecito dare, ma neppure accettare, favori illegali che rechino pregiudizio alla società in cambio di prestazioni sessuali. Come non è lecito sfuggire ai propri doveri istituzionali per partecipare a festini e disporre di pezzi di stato e d'amministrazione pubblica come se si trattasse del denaro che si ha nella cassaforte domestica.

5- Impegno pedagogico a promuovere comportamenti quotidiani ispirati a laicità, ad apertura e a spirito di pace nei confronti degli altri, a riconoscere la piena legittimità del piacere che non porta danno al prossimo e che non si lega ad attività illegali: anche di quelle forme di piacere che sono considerate da molti “fuori dalla norma”; legittimazione, anzi sostegno dei comportamenti che mirino a ridurre quel dolore che colpisce continuamente dall'esterno la condizione umana.

Costruire una strada come quella che ho delineato non è né facile né ovvio: è un compito che necessita di grande impegno di riflessione e di confronto nella polis.

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