"...subito comprai due cavalli, di cui uno d'Andalusia della razza dei certosini di Xerez, stupendo animale, castagno d'oro; l'altro un hacha cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo."

(Vittorio Alfieri, La Vita scritta da esso - 1790, 1803)

*************************
Naturalmente nessuna analogia fra me e Vittorio Alfieri. Riporto le sue parole perché mi sarebbe piaciuto vivere in Andalusia quando ci venne lui.

martedì 15 febbraio 2011

ARABISTI, ARABESCHI 26 - POETI DI AL-ANDALUS 7 – Ibn Zaydun schiavo d'amore e la principessa Wallada

Questa volta propongo qualche lirica di Ibn Zaydun (1003-1070), che fu considerato uno dei più grandi poeti d’amore arabo-andalusi.
Nacque in Cordova, ebbe compiti politici importanti sia durante ldominazione degli Omayyadi sia dopo la loro caduta. Amò la spregiudicata principessa Wallada, figlia di uno degli ultimi, debolissimi califfi di Cordova, e di una schiava cristiana, Amin’am. Accusato di un delitto, finì in carcere, da cui evase; fu poi perdonato, ma andò esule in diverse città di Al Andalús, soprattutto a Siviglia, dove fu ministro e amico di Al-Mutamid, di cui parlerò la prossima volta. Fu contemporaneo di Ibn Hazm, 

Ibn-Zaydun fu certamente tra coloro che, pur se con qualche incrinatura e ribellione, celebrarono l’amore udhrita, idealizzato, per lo più casto, sublimato.

Nelle poesie che seguono, si rivolge naturalmente a Wallada.
TRISTE PER I GIARDINI DI AZ-ZAHRA
Triste per i giardini di Az-Zahra
vado pensando a te.
Ride la terra e limpida e chiara
è oggi l’aria.
È tanto mite il vento d’Occidente
e tanto dolcemente sospira,
che mi pare percepisca le mie pene
e le guardi con pietà.
Se, nel trascorrere per il campo fiorito,
brilla, colpito dai raggi del sole,
il ruscello è collana di perle
che cinge il tuo collo.
Questo giorno ricorda la bellezza
di un altro giorno, remoto,
quando, nel segreto, amore ci fu propizio
e ci regalò una fugace allegria.
I fiori che distillano rugiada
si direbbe che piangano,
che lamentino la fine del mio amore,
che compiangano la mia sorte.
Oggi, come allora, la fertile vallata
si adorna di colori,
e al peso della rugiada si inclinano
gli steli dei fiori.
Come alba viva della mattina,
risplende la rosa,
e il fior di loto sognatore e pensieroso
si dondola nell’aria.
E tutto ciò che sento, tutto ciò che vedo,
fiori, vento, luce, profumo,
accende, avviva più ancora
questo desiderio che mi consuma l’anima.
Magari mi avesse strappato
il sentire e l’essere, la morte,
prima che mi trascinasse via da te
la spietata sorte.                                        
Se il vento mi portasse al tuo fianco
sulle sue ali leggere,
nel pallore e nella tristezza del mio volto,
tu conosceresti il mio dolore. Mia unica, mia amata, mio tormento,
che non posso dimenticare,
le tue proteste d’amore, il tuo giuramento,
dimmi, dove sono andati?
La ingratitudine del tuo cuore ti ha strappato via
una memoria tanto fastidiosa.
Mentre conservare la fede che io ti giuravo
era tutta la mia gloria.
ANCHE SE MI HANNO ALLONTANATO DA TE …
Anche se mi hanno allontanato da te,
tu dimori dentro il mio petto:
per il mondo mi hai dimenticato,
e sei il mio mondo e il mio cielo.
Le gioie che ti circondano
cancellano nel tuo pensiero
l’amante che ti ama tenacemente,
fino al più lieve ricordo.
Ancora non ho raggiunto
il fine cui sempre aspiro.
“Che fine?” chiedi. “Della mia vita”
ti risponderei in ogni momento
SE TU VUOI, MAI, MAI FINIRÀ IL NOSTRO AMORE
Se tu vuoi, mai, mai
finirà il nostro amore:
misterioso, senza macchia,
vivrà nel mio cuore.
Per conquistare il tuo,
sangue e vita darei:
e il sacrificio sarebbe leggero,
confrontato con il premio.
Questo giogo dalla mia anima
nessuno poté toglierlo:
e tu ancor più pesante lo imponesti.
Non temere la sua ribellione.
Disprezzami! Lo sopporterò.
Rimproverami! Hai ragione.
Fuggi! Ti seguo. Parla! Ti ascolto.
Ordina! Sono tuo schiavo.


BASTA, BASTA!
Basta, basta; ormai dal mondo
mi separo per sempre.
Le sue menzogne non mi accecano più,
ho rotto tutti i suoi lacci.
Ormai il mio orizzonte è simile
al recinto di un povero orto.
Solo nei miei libri confidenti
e amici trovo.
Mi danno notizie del mondo
e dei secoli passati.
E un tesoro di verità
mi offrono e di disinganni;
ancor più mi dorrà che nella fossa
mi diano gli uomini riposo,
senza sapere che cuore,
che ingegno avranno seppellito!

(da
Friedrich von Schack, Poesia y arte de los árabes en España y Sicilia, cit.; traduzione mia dallo spagnolo)

Nessun commento:

Posta un commento