Sto trascurando i miei Cavallini e li lascerò andare allo stato quasi brado ancor più nelle prossime settimane. Però mi impegno a terminare, pur se a passo di lumaca, il percorso sulla poesia araba.
Questo rallentamento è dovuto al fatto che alla mia bella età, per un amore dissennato e senza speranza per la lingua araba e per ciò che ci sta intorno (disperato perché non diventerò mai l'arabista che vorrei, mi mancherà il tempo di vita: però ancora una volta decido di spendermi per amore senza calcolare il tornaconto) mi sono iscritta al Grado (è il nuovo nome delle facoltà, dopo l'adeguamento ai piani di Bologna) di Estudios árabes e islámicos nell'Università di Cadice.
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Miei compagni sono bambini molto più vicini ai miei nipotini che a me: i loro occhi sono contornati dalla punta sottile e scurissima di un lapis ben temperato, il loro viso è di porcellana. Sono strega tra tantissimi pollicini: non so se hanno paura che li mangi. Io faccio di tutto per rassicurarli. La bizzarria è aggravata dal fatto che qualcuno dei professori (potrebbero essermi in maggioranza figli) ha l'orribile idea di dare compiti di gruppo... e perciò anch'io devo entrare in gruppo con i diciottenni.
Con la riforma dei piani di studio legata agli accordi Bologna (i nuovi titoli saranno riconosciuti in tutta l'Unione Europea senza bisogno di omologazioni), pare che almeno in Spagna il rapporto studenti-insegnanti si sia fatto più stretto. Così mi hanno detto. Mi occuperò più in là di capire bene le differenze fra passato e presente, di Bologna, delle prospettive, delle resistenze (non so se giustificate o no) che buona parte del corpo docente e gruppi di studenti hanno opposto a questa riforma. Per ora assaporo fino in fondo la stranezza della mia situazione. Non potrei fare diversamente, d'altra parte: ci danno molti compiti a casa. Forse per me, visto che sono vecchia e in certe cose abbastanza saggia ed esperta, non sarebbero tanti, ma devo farli in castigliano e per iscritto. Sette esami su dieci di questo primo anno non riguardano infatti l'arabo, ma la linguistica, la lingua e la letteratura spagnole. Poi, se uscirò viva, dal prossimo anno piena immersione in ciò che più mi interessa. E anche gli esami, che si terranno fra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio, e poi fra giugno e settembre, saranno tutti scritti. Cerco di approfittarne per fare un salto in avanti con il mio castigliano. Mi servirà a essere meno straniera. Però ho paura di essere bocciata. Vedo già, con desolazione, i miei figli e i miei nipoti che mi consolano e mi compatiscono. Dai, non è così grave, hai già fatto tante cose nella vita... E poi l'importante è provarci.
Miei compagni sono bambini molto più vicini ai miei nipotini che a me: i loro occhi sono contornati dalla punta sottile e scurissima di un lapis ben temperato, il loro viso è di porcellana. Sono strega tra tantissimi pollicini: non so se hanno paura che li mangi. Io faccio di tutto per rassicurarli. La bizzarria è aggravata dal fatto che qualcuno dei professori (potrebbero essermi in maggioranza figli) ha l'orribile idea di dare compiti di gruppo... e perciò anch'io devo entrare in gruppo con i diciottenni.
Con la riforma dei piani di studio legata agli accordi Bologna (i nuovi titoli saranno riconosciuti in tutta l'Unione Europea senza bisogno di omologazioni), pare che almeno in Spagna il rapporto studenti-insegnanti si sia fatto più stretto. Così mi hanno detto. Mi occuperò più in là di capire bene le differenze fra passato e presente, di Bologna, delle prospettive, delle resistenze (non so se giustificate o no) che buona parte del corpo docente e gruppi di studenti hanno opposto a questa riforma. Per ora assaporo fino in fondo la stranezza della mia situazione. Non potrei fare diversamente, d'altra parte: ci danno molti compiti a casa. Forse per me, visto che sono vecchia e in certe cose abbastanza saggia ed esperta, non sarebbero tanti, ma devo farli in castigliano e per iscritto. Sette esami su dieci di questo primo anno non riguardano infatti l'arabo, ma la linguistica, la lingua e la letteratura spagnole. Poi, se uscirò viva, dal prossimo anno piena immersione in ciò che più mi interessa. E anche gli esami, che si terranno fra la fine di gennaio e l'inizio di febbraio, e poi fra giugno e settembre, saranno tutti scritti. Cerco di approfittarne per fare un salto in avanti con il mio castigliano. Mi servirà a essere meno straniera. Però ho paura di essere bocciata. Vedo già, con desolazione, i miei figli e i miei nipoti che mi consolano e mi compatiscono. Dai, non è così grave, hai già fatto tante cose nella vita... E poi l'importante è provarci.
Beh, questa è la mia condizione attuale: certo, me la sono andata a cercare.
Un piccolo regalo per chi si avventura ancora a visitare i miei Cavallini: immagini dell'Italia di qualche secolo fa, che ci vengono da una delle Novelas exemplares (o ejemplares) di Miguel de Cervantes Saavedra: si tratta de El licenciado Vidriera.