Mie
riflessioni. Molti di quelli più o meno della nostra parte fanno la predoca ai nostri
politici, però, secondo me, è più questione di società civile che
di nostri
politici.
Nella società civile credo abbiano una responsabilità fondamentale
soprattutto coloro che hanno in mano le istituzioni e le agenzie
culturali e mass-mediali e naturalmente non mi riferisco alla stampa
e alle televisioni di destra che fanno il loro mestiere.
In questo
periodo sono stata abbastanza ferma per via di un ginocchio operato e
non mi è stato possibile venire in Italia a votare per Ambrosoli.
Naturalmente per le elezioni politiche ho votato di qui. Dico questo
perché tale circostanza mi ha dato l'opportunità di leggere vari
giornali on-line – non ho guardato in verità la televisione
italiana, ne ho colto echi in fb.
Prendo come paradigma, per
spiegarmi meglio, La Repubblica, rilevando alcune cose: 1. Insistenza
fino alla follia, nelle settimane di campagna elettorale, su
un'alleanza Bersani-Monti: pur quando il primo, che certamente in
alcuni momenti ha oscillato, diceva che non era prevista, che la sua
alleanza era con Vendola. Atteggiamento simile a quello che cattivi
genitori hanno con i bambini: ignorano quel che dicono, tanto sanno
che non conterà
nulla la
loro opinione.
Atteggiamento oltremodo squalificante, che
non ha certo aiutato il centro sinistra, favorendo le dietrologie più
fantasiose e dogmatiche.
2. Solito doppio-messaggio rispetto ad alcune questioni della vita
nazionale: da un lato critica dei razzisti, dall'altro articoli di
cronaca razzisti, soprattutto sui rom; da un lato, rimprovero
all'innominabile per aver avuto rapporti con una ragazzina, sostegno
ai vari “Se non ora quando...”, “Il corpo delle donne” ecc.;
dall'altro pubblicazione fino alla nausea di immagini del corpo di
questa ragazzina, visto che nel frattempo era diventata maggiorenne e
perciò poteva essere continuamente sbattuta da tutte le parti
(e non mi importa affatto che la ragazzina in questione fosse “buona”
o “cattiva”: i giornalisti in questo sono stati pessimi). E poi
gossip pruriginoso, che un tempo sarebbero comparsi solo su
giornalacci (quando Repubblica e il Corriere possono far entrare
l'aggettivo “nuda” in
una notizia,
paiono felici; o
choc. Come odio questo linguaggio stereotipato orribile!);
e poi “Silvio”, chiamato mille
volte
per nome...
Ora però
quelli di Repubblica se
la prendono con un Bersani che avrebbe riposato sui voti che le
inchieste gli avevano preannunciato, che avrebbe
fatto leva solo sulle sue metafore ecc. ecc. ecc.. Però c'è da
obiettare che se Bersani avesse ascoltato
questi giornalisti... beh, forse l'innominabile sarebbe uscito del
tutto vittorioso. E poi l'insistenza sull'innominabile, gran
comunicatore, animale politico, che sente la pancia della gente, che
parla alla pancia della gente... Ma vogliamo smetterla con luoghi
comuni che sono pure tautologie e non spiegano niente? E inoltre...
se la politica fosse questa, parlasse
alle pance, zone
evidentemente considerate basse e sporche,
davvero, varrebbe la pena, per chi può sopravvivere in
un mondo così,
restarne fuori. Ma io mi ostino a pensare che non sia questo, la
politica. E
mi pare che Bersani meriti rispetto.
Personalmente
penso che le cose davvero gravi da imputare al Pd siano state le
derive di Penati (che forse era già all'inizio come poi si è
rivelato), di Bassolino che aveva acceso all'inizio molte speranze e
poi..., e di qualche altro della vecchia guardia o di realtà locali.
Però un'estrema destra razzista
che si dava per morta e invece è viva: e ciò non si spiega certo
con queste brutte deviazioni interne al Pd.
Vendola
ha detto che la distanza fra la crisi del governo Berlusconi e le
elezioni hanno permesso all'innominabile di far scordare o dare
un'immagine purificata dalle prodezze precedenti: ha ragione. Ma io –
e penso altri – ero terrorizzata alla prospettiva che
l'innominabile gestisse allora una campagna elettorale. E comunque un
popolo che non ricorda certe cose... beh, ci vuole coraggio a
impegnarsi nella vita politica con altruismo.
Gli
elettori dovrebbero saper fare le differenze: di quantità e di
qualità. E invece le fanno in altro senso: alla destra si perdona
tutto, alla sinistra nulla, pure se quest'ultima non fa la guerra ai
giudici, non cerca di distruggere, per difendere i propri devianti,
lo stato di diritto. Tremendi
i
dati sulle
elezioni del presidente della Lombardia. Il razzismo – un razzismo
diffuso e duro – è una delle chiavi per interpretare quel che sta
succedendo. E la stampa progressista non lo combatte. Immagino la
televisione... Queste sono le inadempienze della società civile,
intellettuale e le
gravi mancanze del
popolo.
Altri esempi di oggi. Ultima amaca di Michele Serra (che
diede addosso qualche settimana fa a una precaria che, in modo
certamente poco diplomatico, aveva dichiarato la propria ribellione
al nepotismo, portanto un esempio): gli elettori di Grillo, nel pezzo
di Serra, sarebbero relativamente giovani e perciò il “grillismo”
sarebbe un politica generazionale. Altre voci, ieri sera (non
ricordo se si trattasse di Curzio Maltese),
dicevano sempre da Repubblica, che il grillismo non è assolutamente
un “fenomeno” generazionale, ma in tutti i sensi trasversale. Si
mettano d'accordo, non si tratta di opinioni, ma di informazioni a
cui dei giornalisti dovrebbero riuscire ad accedere abbastanza
facilmente. Io, personalmente, sono stufa di discorsi generazionali,
ormai li trovo asfissianti e pigri e
strazeppi di luoghi comuni.
Ezio
Mauro oggi, in Repubblica Tv, dice che Bersani avrebbe dovuto alzare
le vele di sinistra, del cambiamento. Ma vorrei chiedergli: con
Monti? Non era questo che auspicavano Repubblica, il suo direttore e
il suo vicedirettore, fino a ieri? Perché assumere
quest'atteggiamento da
predicatori sulle
vele di sinistra che non sarebbero state alzate?
Non
voglio incattivirmi con un giornale che in fondo amo e che ha fatto
una coraggiosa lotta contro l'indegno. Però La
Repubblica offre
un paradigma significativo.
Penso che se chi ha in mano le leve
della cultura e dell'educazione – insegnanti di tutti i livelli,
dalla scuola materna all'università, uomini e donne delle
professioni, dirigenti di case editrici, uomini e donne della
televisione, delle istituzioni artistiche ecc. ecc. - anche a
prescindere dai quadri giuridici in cui sono costretti a operare –
non si responsabilizza e non cerca di introdurre diritti e
rinnovamenti nel suo lavoro, di produrre la grande ondata pedagogica,
manzoniana, di cui ci sarebbe un disperato bisogno, non
si uscirà da
questa situazione orribile. Smettere di parlare di carisma e di
pance, per favore: si parli di lavoro, di educazione, di compiti,
rinnovamento e responsabilità di chi è già privilegiato. Parlare
un po'
più di società, di
se stessi, di coloro che ci stanno vicini;
un poco meno, in
queste giornate,
di politici cattivi di sinistra esposti
a tutte le prediche e le ingiurie di una società malata.
Infine voglio segnalare il voto estero. Però prima una precisazione: Sinistra Ecologia e Libertà ha avuto un esito non soddisfacente in Italia e anche all'estero, anche se non in tutte le circoscrizioni estere si è presentata. In Europa era presente, ma neppure qui ha avuto brillanti risultati. Comunque, nella mia valutazione, Vendola ha fatto moltissimo, ha potentemente contribuito a restituire al Pd un volto, per dirla in una forma sintetica certamente povera, "di sinistra". Speriamo che non ci siano nuovi arretramenti, sotto la furia degli accusatori interni ed esterni.
Comunque il voto estero, pur se di una minoranza, è indicativo di una visione più larga, di un respiro ben più europeo e mondiale, Puoi vederne la sintesi in questo link.