"...subito comprai due cavalli, di cui uno d'Andalusia della razza dei certosini di Xerez, stupendo animale, castagno d'oro; l'altro un hacha cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo."

(Vittorio Alfieri, La Vita scritta da esso - 1790, 1803)

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Naturalmente nessuna analogia fra me e Vittorio Alfieri. Riporto le sue parole perché mi sarebbe piaciuto vivere in Andalusia quando ci venne lui.

domenica 11 luglio 2010

COSE D'ITALIA E DI SPAGNA – Immigrazione e diritti in tempo di crisi - 2



Razzismo, xenofobia, tolleranza: indagini

Tra gli spagnoli, pur differenti fra loro, non è diffuso quello che noi italiani intendiamo con la parola “razzismo”, anche se molti di loro definiscono così i connazionali poco aperti O, per essere più precisi: posizioni razziste o almeno xenofobe, mi pare emergano soprattutto in forum on-line che seguono articoli di giornali. Ma, per quel che mi consta anche dall'esperienza diretta, una persona, sia pure di destra, si vergognerebbe a mostrarsi apertamente intollerante nei confronti dello straniero. Neppure dopo l'attentato di Madrid del 2004, quello compiuto dai terroristi islamisti a Madrid, in cui morirono 200 persone e ne restarono ferite 2000, in Spagna si ebbero reazioni di massa contro gli stranieri musulmani. Il prof.Manuel Perez Yruela, direttore dell’“Istituto di studi sociali avanzati d’Andalusia” (IESA) – ha lasciato questo ruolo l'anno scorso - affermava nel 2008, in un convegno tenutosi a Conil, che “ è sorprendente il fatto che la Spagna, non abituata ad accogliere immigrati (negli anni ’90 ne ospitava solo un milione), abbia negli ultimi anni inglobato più di 4 milioni di “regolari” – circa il 10% della popolazione complessiva; primo posto dell’Unione Europea per numero di immigrati - senza che al suo interno siano nate spinte xenofobe maggioritarie.” A questo proposito consiglio vivamente di scaricare da Internet, di stampare e di leggere un'indagine interessantissima condotta sotto la guida dello stesso Perez Yruela nel 2007 sull'atteggiamento degli spagnoli nei confronti dello straniero. Si rileva l'apertura della maggioranza di questo popolo, il fatto che anche qui le “categorie” più ostili all'accettazione paritaria di coloro che arrivano da altri continenti sono gli anziani, le donne casalinghe, le persone con basso grado di istruzione. Serpeggia invece fra molti un timore “pratico” della “valanga”, ma non vestito di ferocia e di aggressività: hanno paura che un numero eccessivo di immigrati possa minacciare il tenore di vita di loro “autoctoni”. A conferma di questa preoccupazione molto “materialistica” degli spagnoli, due dati in apparente contrasto: “solo” il 52% si sarebbe fidato nel 2008 ad affittare un appartamento a immigrati, mentre il 72,8% (l'92% della sinistra, 83,1% del centro, 71,1% della destra) non avrebbe avuto nulla in contrario se un/una figlio/a avesse deciso di sposarsi con uno/a straniero/a! L'appartamento molti non lo avrebbero dato volentieri allo straniero (ma, da quel che mi risulta per conoscenza diretta, neppure a giovani maschi spagnoli), il figlio o la figlia sì.
Allora non si era ancora evidenziata la crisi e la conseguente disoccupazione.

Temo che, di fronte a un governo che aprisse le frontiere, la risposta, dettata più da preoccupazioni edonistiche e materialistiche che da vero razzismo, sarebbe, oggi più ancora di ieri, un massiccio spostamento a destra dell'elettorato: dettato dalla paura della disoccupazione, dell'impoverimento, della crisi. E, pensando a quest'ipotesi, non si può trascurare il fatto che il Consiglio comunale di Vic, un paese della Catalogna, pure con l'appoggio dei socialisti locali, ha cercato qualche mese fa di togliere agli immigranti irregolari il diritto a prendere il domicilio, fondamentale per poter godere dei diritti essenziali (soprattutto sanità e scuola), e quest'atto ha ricevuto  l'appoggio del Partido Popular Español. Però, subito dopo il pronunciamento del Comune di Vic, sono intervenuti anche pubblicamente il presidente Zapatero, la vicepresidente Fernández la Vega e il ministro dell'Interno Rubalcaba, dichiarando tale posizione incostituzionale. Il Consiglio comunale del paese catalano è stato costretto a ritirare il provvedimento e comunque l'evento ha suonato un campanello d'allarme in Spagna: se ne è parlato, qui, a Conil, anche nell'associazione di cui faccio parte, Mujeres del Mundo, e nell' Asociación Pro Derechos Humanos de Andalucía. Come se in Italia, in Sicilia o in Calabria, si discutesse, allarmati, di atti di discriminazione nei confronti di immigrati irregolari compiuti da un comune del Nord! Un sogno!

C'è anche qui, anche nel paese in cui vivo, un allarme sicurezza, una richiesta di “tranquillità”, che, pur parendomi complessivamente legittima, presenta tratti che mi preoccupano. Però l'allarme sicurezza nasce soprattutto da comportamenti di giovani spagnoli, e dal famoso botellón, la consuetudine di bere per strada, in gruppi, in certi casi fino all'ubriachezza. Non si ha paura dei rom, pur numerosi, né di altre minoranze, ma sta montando insofferenza nei confronti di giovani connazionali chiassosi e a volte certamente violenti: al punto che quest'anno il Comune, governato da Izquierda Unida (un partito a sinistra dei socialisti) ha proibito il botellón a Conil!

La questione del razzismo/xenofobia è più complicata in Italia, dove, come sappiamo, si sono succeduti governi di destra che, anziché fare il loro dovere di difesa delle istituzioni democratiche , hanno utilizzato lo spauracchio dello straniero per vincere le elezioni e rafforzare un consenso; specialmente in alcune regioni, le persone che non possono spendere 30 euro per una sera fuori casa hanno nella televisione monopolizzata dalla destra l'unico diversivo (e si tratta delle fasce più deprivate, economicamente e spesso anche culturalmente, della popolazione, pensionati, casalinghe non ricche...). Forse, se nell'indagine sociologica e politica entrasse anche la categoria “divertimento”, si capirebbe qualcosa di più di quel che sta succedendo fra gli italiani.

Una ricerca Eurispes, "Rapporto Italia 2010", trae, fra le altre, queste conclusioni: “Quasi la metà degli italiani (46,1%) ritiene che un atteggiamento di diffidenza nei confronti degli immigrati sia giustificabile, ma solo in alcuni casi. Il 22,8% definisce questo atteggiamento pericoloso, il 17,7% riprovevole, il 10,4% condivisibile.
L’opinione più diffusa sugli immigrati è che essi svolgano lavori che gli italiani non vogliono fare: (86,4%). Ampiamente condivisa è l’idea che gli immigrati aumentino la criminalità (64,7%) e quella che contribuiscano alla crescita economica del Paese (60,4%). Molti italiani pensano inoltre che gli stranieri permettano un arricchimento culturale (59,1%). Minoritarie, ma non trascurabili, sono l’opinione che gli immigrati aumentino il rischio di malattie (35,6%) e quella che minaccino la nostra identità culturale (29,9%). Quasi un italiano su quattro pensa che gli immigrati tolgano lavoro agli italiani (24,8%).”

Un'inchiesta condotta dalla Caritas , pubblicata nell'ottobre del 2009, mette in evidenza come l'ostilità verso lo straniero nasca essenzialmente dalla convinzione che egli delinqua molto più degli “autoctoni”.
Questa destra, facendo leva e incoraggiando arroccamenti cupi nella vita personale, facilitata della desertificazione cimiteriale dei quartieri di molte città, in cui non si trova un posto di ristoro accessibile ai più, neppure qualche tavolino all'aperto a cui ci si possa sedere con amici spendendo poco, ha sicuramente fatto un ottimo lavoro per sé.


I media italiani


La loro parte la fanno anche i mass-media, e fra questi non solo la stampa e la televisione berlusconiane. Si ha a volte l'impressione che in alcuni quotidiani “progressisti”, come La Repubblica, ci siano due ordini di giornalisti: quelli che trattano i problemi in modo alto e informato, e quelli che si occupano di cronaca, di livello quantomeno mediocre. A tal proposito, segnalo due siti interessanti: il primo, "Occhio ai media", e il secondo, “Articolo 3. Osservatorio sulle discriminazioni”"Articolo 3. Osservatorio sulle discriminazioni", a cura di Mantova ebraicaMantova ebraica. In entrambi si trovano rassegne stampa che segnalano, fra l'altro, articoli che attizzano, volutamente o no, il razzismo.
A connotare un clima, non sono solo le opinioni, più o meno intrise di pregiudizi, delle maggioranza, ma anche le aggressioni, le botte, talvolta gli omicidi, di cui sono vittime singoli immigrati o gruppi di essi: ovviamente il pensiero corre ai fatti di Castel Volturno e di Rosarno , voluti dalle mafie; ma anche alle tante tragiche aggressioni contro gli stranieri che costellano la nostra cronaca. Ma, se si volesse dar conto degli atti di razzismo compiuti negli ultimi tempi, l'elenco sarebbe lungo. Non è difficile trovare tanti casi raccontati pure in rete.

La prossima volta parlerò di aspetti delle leggi sull'immigrazione da altri continenti, in Spagna e in Italia.

Per leggere l'articolo precedente di questa serie, clicca qui.

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