"...subito comprai due cavalli, di cui uno d'Andalusia della razza dei certosini di Xerez, stupendo animale, castagno d'oro; l'altro un hacha cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo."

(Vittorio Alfieri, La Vita scritta da esso - 1790, 1803)

*************************
Naturalmente nessuna analogia fra me e Vittorio Alfieri. Riporto le sue parole perché mi sarebbe piaciuto vivere in Andalusia quando ci venne lui.

domenica 4 luglio 2010

COSE DI SPAGNA E D'ITALIA. Immigrazione e diritti in tempo di crisi - 1



Giudizi e analisi

Sento dire anche qui, in ambienti di sinistra del Sud della Spagna, dove abito da quasi quattro anni, che tutta l'Europa va a destra, che le spinte razziste o comunque xenofobe sono dilagate dovunque, che in questo la Spagna è uguale all'Italia. Non sono d'accordo con discorsi così sommari.
La Spagna socialista, sottoposta a pressioni congiunte, della crisi economica e di un'Europa prevalentemente governata dalla destra, non riesce in molti casi a mantenere quell'apertura sociale che ci si aspetterebbe dalla sua vocazione di sinistra. Ci sono state e ci sono anche qui violazioni dei diritti umani. Però le distinzioni sono, a mio parere, fondamentali, gettare tutto in una pentola buia è molto facile, ma toglie strumenti di intervento e di riscatto.
Credo che l'attitudine analitica, volta anche al confronto fra situazioni, sia fondamentale per leggere qualsiasi cosa, e soprattutto un mondo globalizzato. Sicuramente si tratta di un cammino faticoso, che non finisce mai, che non dà mai piene certezze e non consente di parlare di tutto con cognizione di causa. Ho amici, qui e in Italia, che si battono per la conservazione delle molteplici diversità: di lingua, di “cultura” (come si abusa, oggi, di questa parola!), di piante, di animali, di cibi. Però, quando si tratta di descrivere il mondo, usano due o tre categorie, semplici e fisse: multinazionali onnipotenti, Usa forza perenne del male radicale - che sia presidente Bush o Obama fa proprio lo stesso -, sfruttamento e lotta dei paesi e dei popoli oppressi, politica quasi sempre disonesta, corrotta, volta unicamente all'affermazione di un potere personale, salvo che non si parli di ribelli e rivoluzionari.
È vero, il confronto e la valorizzazione di sfumature può condurre all'accettazione di situazioni meno peggio di altre, in cui tuttavia continuano a esserci gravi violazioni di diritti fondamentali. Inoltre l'attitudine analitica a distinguere porta con sé pericoli di giustificazionismi legati alla relativizzazione del male. Però la disinformazione e il giudizio sommario portano rischi di fondamentalismi e di impotenza. Per me – sicuro che non così la pensano tutti - il secondo ordine di pericoli è più allarmante del primo.

Due dati recenti: in Spagna gli immigrati sono nel giugno 2010 il 12,3 % della popolazione totale, in Italia il 7,3% dell'Italia. (Ricordo che negli ultimi 30 anni la Spagna ha anche integrato 700000 gitani, che al tempo di Franco non erano perseguitati, ma vivevano in una condizione effettiva di apartheid, vedi a tal proposito il mio libretto "Sinti e rom in Spagna e in Italia"; e che tra gli immigrati degli ultimi anni, analogamente a quel che è avvenuto in Italia, c'è circa un milione di romeni, in buona parte rom, che qui non sono temuti come nel mio paese d'origine).

Strumenti: tre incontri/seminari sul tema dell'immigrazione

Sono stata in Italia fra maggio e giugno e ho avuto l'opportunità ascoltare a Bergamo un giovane giornalista, collaboratore dell'Unità, e anche scrittore, Gabriele Del Grande, che ha fondato Fortress Europe, osservatorio sulle vittime dell'immigrazione e ha pubblicato due libri di testimonianze in proposito, pubblicizzati nel sito su indicato. È stato chiamato a parlare da alcune mie amiche che hanno condotto un lavoro importante sul colonialismo italiano, le ex-colonie italiane ieri e oggi. Riparlerò di lui in questo post.

Tornata in Spagna, ho partecipato a un corso che si è tenuto a Puerto Real, una cittadina che si trova a una ventina di chilometri da Conil de la Frontera, il paese dove vivo. È stato organizzato dalla Asociación Pro Derechos Humanos de Andalucía, è durato tre mattine - cinque ore ogni incontro - ed è stato tenuto da un giovane e bravissimo avvocato, Diego Boza Martínez (se vuoi leggere suoi studi relativi ai diritti degli immigrati e a situazioni giuridiche specifiche, clicca qui). Il corso era diretto a operatori sociali dei diversi enti locali della zona, ma ci sono andata anch'io, che pure sarei troppo vecchia per fare l'operatrice sociale. Nella quota d'iscrizione che ciascuno ha pagato, era compreso l'acquisto di una penna elettronica contenente tutti dati presentati nel corso: analisi particolareggiata della Nueva Ley de Extranjería (Nuova Legge sull'Immigrazione) varata in Spagna l'11 dicembre 2009, istruzioni per gli operatori in difesa dei diritti dell'immigrato, e persino moduli da utilizzare nelle diverse istanze burocratiche.

In un incontro organizzato a Barbate, un paese vicino a Conil, sempre dalla Asociación Pro Derechos Humanos de Andalucía, è stato proiettato un video che fra l'altro mostra gli impressionanti corridoi di reti di acciaio che in Melilla (per chi non lo sapesse, Ceuta e Melilla sono gli avamposti della Spagna in terra d'Africa) impediscono a persone non europee che non hanno il visto per entrare in Europa di infiltrarsi e di raggiungere così il vecchio continente (in Marocco sono sempre andata con la linea Tarifa-Tangeri, e non conosco pertanto di persona queste recinzioni).

Barriere

Zapatero già da qualche hanno ha stipulato accordi con il re del Marocco (di cui si dice, sulle due sponde, quella spagnola e quella africana, tutto il bene e al tempo stesso tutto il male possibile; è certo comunque che in Marocco non è maturato un rispetto dei diritti umani, che dovrebbe vigere in democrazie) perché fermi il flusso migratorio – proveniente in buona parte dall'Africa Subsahariana – all'interno del continente, evitando che giungano al mare o alle frontiere di Ceuta e Melilla. Le persone bloccate ricevono trattamento tutt'altro che umano. In seguito a quest'accordo, il flusso delle carrette del mare prima ha deviato per le Canarie, poi si è quasi fermato, ed è diminuita drasticamente la penetrazione di migranti senza permesso attraverso Ceuta e Melilla; ma, a causa della crisi e della disoccupazione, si è anche ridotta l'immigrazione regolare e irregolare che avveniva con altri mezzi e anzi diversi (non moltissimi) immigrati sono ritornati ai loro paesi d'origine.

Come è stato detto da Del Grande, l'Europa ha costruito una barriera contro agli immigranti “clandestini”, e uno degli ingressi considerati ovviamente strategici per loro sono le coste del sud della Spagna. Sono morti in molti, soprattutto provenienti dall'Africa Subsahariana, durante le traversate e anche durante i tentativi di passare le frontiere sempre più blindate nelle enclavi suddette. Del Grande mette in evidenza in uno dei suoi libri Mamadou va a morire - la strage dei clandestini nel Mediterraneo 2007, come la Spagna, negli ultimi anni, dietro spinta dell'Europa, abbia stretto i freni all'immigrazione clandestina, scaricando in gran parte il compito di controllo e di repressione sul governo marocchino: nel 2005 la repressione ha toccato il culmine e sono stati “ripuliti” i boschi intorno alle frontiere, dove prima un migliaio di africani stazionavano permanentemente, in attesa dell'opportunità di fare il salto in Europa. Puoi trovare, cliccando qui, un resoconto di quanto è avvenuto e avviene presso Melilla e alcune storie di persone che hanno tentato e a volte sono riuscite a passare in Spagna attraverso la questa enclave.
Queste morti hanno suscitato a volte scandalo e campagne di stampa, non solo in Spagna, ma in Europa. Molti amici in Italia mi hanno detto: "Però, nella tua Spagna, Zapatero ha fatto sparare sugli immigrati..."                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                      Un recente ricordo personale: due anni fa una carretta del mare, una patera, si capovolse nelle acque oltre il promontorio di Trafalgar, che si trova a circa 12 chilometri da Conil: persero la vita sette migranti persero la vita sette migranti. Ci fu il giorno dopo una manifestazione di qualche decina di persone di fronte al municipio di Conil, partecipai anch'io: si manifestava per un “pueblo sin fronteras”. Mi chiesi già allora che cosa sarebbe avvenuto nel paese se il governo socialista avesse davvero aperto le porte alle persone che volessero venire da altri continenti, se dopo avrebbe retto. E, come vedremo, non sarebbe la stessa cosa avere al governo il Partido Popular de España, non sono comunque uguali le due posizioni, come molti affermano con superficialità.

Per quanto riguarda gli sbarchi in Italia, sappiamo degli accordi stretti dal premier italiano, che rifiuto di nominare, con Gheddafi, per la tremenda deportazione sulle coste libiche delle persone respinte in mare, senza neppure una valutazione degli eventuali diritti di asilo politico. Proprio in questi giorni è stato denunciato sul sito citato, Fortress Europa,  il rischio che corrono molte persone , fra cui tanti eritrei, provenienti quindi da una ex-colonia italiana : bisogna fra l'altro tener conto del fatto che in Eritrea c'è attualmente un governo dittatoriale. Ricordo a tal proposito che alcuni anni fa partecipai a Bergamo a un incontro con rappresentanti del governo eritreo, imprenditori italiani e altri interessati all'argomento: pareva fosse possibile, a conclusione della vera e propria sanguinosissima  guerra fra Eritrea ed Etiopia, conclusasi, ma solo formalmente, nel 2000, una rinascita di quel paese. Successivamente il conflitto si è protratto e il regime eritreo si è sempre più connotato come dittatura, stato di polizia, di cui fanno le spese soprattutto i giovani ertitrei, a cui però non si riconosce lo status di rifugiati politici. Per conoscere meglio la situazione, clicca qui.
Ciò che fa il governo italiano e le conseguenze delle sue decisioni hanno però poco eco sulla stampa, a differenza delle vicende di Melilla e di Ceuta del 2005, quando, per mano della polizia del Marocco e pure spagnola morirono 17 persone.

La questione delle frontiere è tragica e complicata: fino a che esisteranno e funzioneranno, ci saranno morti, questo è certo. Ciò non significa che tutte le modalità di respingimento, che comportano sicuramente atrocità, arbitrio, violenze, siano uguali. Però fino a quando uomini armati – polizia, esercito – avranno il compito/potere di bloccare uomini disarmati, vissuti come un “fastidio”, messi ai margini, e al tempo stesso disperatamente determinati a difendere quello che ritengono il proprio diritto di muoversi su questa terra, violazioni dei diritti umani si verificheranno. Diceva Del Grande, nell'incontro, che aprirle non porterebbe la valanga di immigranti che molti immaginano, e può darsi che abbia ragione. Io sulla questione delle frontiere, se fossi tra quelli che devono decidere, non saprei ciò che sarebbe meglio, ma soprattutto non saprei ciò che sarebbe peggio, per quelli che arrivano, ma pure per quelli che sono già arrivati.

Alla prossima volta, qualche inchiesta su razzismo e xenofobia nei due paesi.

(1- Continua)




il cannocchiale

2 commenti:

  1. Per come la vedo io, il punto e' semplice: non possiamo fare entrare tutti. Non possiamo accettare che esistano altre culture diverse dalla nostra e francamente che nei nostri paesi bianchi e cristiani trovino usbergo etnie differenti.
    Occorrerebbe rilanciare politiche autarchiche limitative delle immigrazioni e rimodulare il mercato del lavoro con un intervento diretto dello Stato.
    Per quanto riguarda le carrette del mare e tutto cio' che c'e' dietro, la soluzione e' anche in questo caso semplice: le nostre motovedette dovrebbero intimare l'alt la prima volta, sparare a qualche metro dalla carretta la seconda volta e se non si fermano, al terzo tiro centrarle. Se si fanno accordi politici coi paesi da cui partono i clandestini, si e' sempre ricattabili.
    L'europa pone problemi? ce ne freghiamo!

    Aulico

    RispondiElimina
  2. Abbiamo già conosciuto nel passato posizioni simili, e si è visto dove ci hanno portato, dove hanno portato anche quelli che vantavano la propria superiorità razziale, culturale ecc..

    RispondiElimina