"...subito comprai due cavalli, di cui uno d'Andalusia della razza dei certosini di Xerez, stupendo animale, castagno d'oro; l'altro un hacha cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo."

(Vittorio Alfieri, La Vita scritta da esso - 1790, 1803)

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Naturalmente nessuna analogia fra me e Vittorio Alfieri. Riporto le sue parole perché mi sarebbe piaciuto vivere in Andalusia quando ci venne lui.

giovedì 20 gennaio 2011

COSE D'ITALIA - BAMBINE, PROSTITUZIONE E GIORNALISTI


Una foto dall'universo: per prendere fiato, per illudersi di volare in alto



Abbiamo un presidente del governo indegno: perché se ne infischia della condizione delle persone ed esercita il suo potere in modo ottuso, arrogante, disonesto.
Abbiamo delle ragazzine belle, mal-educate, soprattutto nel senso di mal-istruite, lasciate nell'ignoranza (bisognerebbe ridiventare un poco socratici: il male è l'ignoranza), da famiglie e scuole che non hanno funzionato. La televisione ha fatto il resto, ma non è l'unica causa, smettiamola di enfatizzarne l'onnipotenza! Alcune erano fino a poco tempo fa minorenni: nel momento in cui rimproveriamo al presidente di essersi accompagnato con quasi bambine, non possiamo trattare queste quasi bambine come stiamo facendo; non possiamo dire con Michele Serra che c'è pure chi non va con le bagasce. Come sono furiosi, i miei connazionali, quando parlano di bagasce, di puttane, di... Come se le “bagasce” fossero le colpevoli di tutto. Chissà se ci sono in altri luoghi del mondo uomini che si arrabbiano tanto  nominando le “bagasce”, con la voce piena di disprezzo. Che bisogno hanno di arrabbiarsi cosí? Chissà se ha qualche relazione, questa rabbia che non capisco, con ciò che avviene in Italia, con la perdita della bussola, con le speranze assurde e certo, scadenti, di ragazze e ragazzi, e anche di adulti, che si vendono ai potenti e non pensano che presto saranno buttati via.  "Ahi serva Italia, di dolore ostello,/ nave sanza nocchiere in gran tempesta,/ non donna di province, ma bordello!”, scriveva Dante. Un'invettiva che potremmo riportare all'oggi: ma, per favore, togliendo il “bordello”: non siamo ai tempi di Dante e nei bordelli ci sono persone, non cose: persone magari che non ci piacciono, a cui rivolgiamo critiche durissime, persone, magari, illuse di ottenere per mezzo di un corpo bello, chissà che vita, povere loro: ma lo ripeto, non si tratta comunque di carne maledetta.
Ci vuole rispetto per le persone, anche per quelle che si vendono a un vecchio o a più vecchi indegni, e sono incapaci di vedere che ciò non aprirà loro un fausto futuro. Saranno, sono le prime a pagare lo sfaldamento del regime. Ne hanno già sfrattate alcune, le persone perbene. Ma il vecchio continua ad aggirarsi nelle mille stanze delle sue case. E bisognerebbe evitare le tautologie: evitare di indignarsi riproducendo ossessivamente immagini e vicende, proprio quelle per cui si dice che ci si indigna, andando a scavare nelle vite per farne comunque spettacolo volgare. Perché se no il giornale non si vende. Bisognerebbe prendersela, se mai, con quelle che tramite il letto sono andate a occupare ruoli pubblici, dando colpi duri (non per questioni di letto, ma di incompetenza, ignoranza, corruzione e ricattabilità) al nostro paese e chi lo abita. Bisognerebbe prendersela con quelli che si sono venduti in altro modo a questo potere che distrugge il paese e le persone. Con tutti questi, bisognerebbe prendersela, prima che con altri.
E poi cercare di spiegare ai danneggiati che la colpa della loro vita amara non ce l'ha il marocchino che cerca di vendere borsette e scappa davanti ai vigili, o il figlio del vicino che studia pianoforte. E non ce l'hanno neppure queste ragazze, a cui nessuno ha indicato la via di altre passioni, di altri lavori, di altre crescite. Sono ragazze bellissime, fotografate in mille posizioni, in mille espressioni, in mille sorrisi, dai fotografi dei giornali che amiamo. Potrebbero essere nostre figlie e nipoti. E rischia, a mio parere, di essere penalizzata la bellezza stessa, e la voglia delle ragazze e delle donne giovani, anche intelligentissime, preparatissime, di vestirsi in modo vistoso, di truccarsi, di adornarsi: tutte cose che personalmente ritengo onorevolissime e di grande valore. L'ho detto in un mio post di tanto tempo fa: essere un poco spudorate, quando si è giovani, non significa essere sceme. Si può essere un poco spudorate e al tempo stesso benefattrici dell'umanità, premi nobel, scienziate ecc.ecc..
Se quelli che hanno il potere di scrivere su grandi testate o comunque di parlare ad ampi pubblici non cambiano stile e testa, se non c'è una conversione laica, limpida, pulita, del costume e delle idee su queste vicende, e questo non comincia da coloro che esercitano il potere intellettuale, il berlusconismo ci resterà appiccicato addosso come una scabbia inguaribile, pure quando il signore che ha dato il nome a questo degrado sparirà, com'è nella natura delle cose. In Spagna un giornalista chiama l'Italia Vaticalia: fa male leggere queste cose, ma ha ragione. Non si possono assumere le prediche dei cardinali, che hanno coperto e continuano a coprire oltraggi e prepotenze inflitti al prossimo, per fare la morale al popolo, al vecchio prepotente sbandato e alla sua corte: è una gigantesca ipocrisia, per mille ragioni che è superfluo spiegare. Proprio oggi esce un articolo sulla giusta sentenza della Cassazione che nega a un tipo la possibilità di annullare il suo matrimonio dopo decenni di convivenza, di ottenere anche per la legge italiana che il suo matrimonio ed eventuali figli (non so se ne abbia) non siano mai esistiti: pagando un alto prezzo alla Sacra Rota. Uno dei tanti mercimoni che hanno avuto per protagoniste le gerarchie ecclesiastiche. 
Per tutte queste ragioni, non firmo  l'appello dell'Unità per gridare indignazione: contro che? Un appello per cacciare via il vecchio signore mi trova più che d'accordo. Ma andrebbe raddrizzato il discorso su queste ragazze: andrebbe raddrizzato da un punto di vista “femminista”, umano e laico. E sarebbe meglio non iniziare di nuovo con la vecchia solfa: noi donne non siamo come quelle che si vendono, ci sono fra noi scienziate e artiste e scrittrici e accademiche ecc.ecc.. Ma, lo ripeto a distanza di mesi: che follia è quella di sentire il pericolo di essere identificate con le ragazze che si vendono? A chi salterebbe in mente di considerare una ricercatrice universitaria di prestigio simile a una ragazzina con un curriculum scolastico incerto, che va con il vecchio per soldi? Non è una malattia grave, quella di pensare ossessivamente per simboli anziché ragionare sui destini delle persone? Ma tutte queste intelligenti che vorrebbero fare con le bellissime stupide e sbandate? Buttarle? Cacciarle? Dove?

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