"...subito comprai due cavalli, di cui uno d'Andalusia della razza dei certosini di Xerez, stupendo animale, castagno d'oro; l'altro un hacha cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo."

(Vittorio Alfieri, La Vita scritta da esso - 1790, 1803)

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Naturalmente nessuna analogia fra me e Vittorio Alfieri. Riporto le sue parole perché mi sarebbe piaciuto vivere in Andalusia quando ci venne lui.

domenica 20 giugno 2010

ARABISTI E ARABESCHI 10 - LA POESIA NELL'ETÀ DI MAOMETTO E DEGLI OMAYYADI 3 – Giamíl e l’amore cortese nell’antica poesia araba

Nella seconda metà del VII secolo, in piena epoca islamica, GIAMÍL, poeta della tribù beduina degli Udhra, scrisse per Bathna o Buthaina versi di amore assoluto. Di lui si sa poco: è certo solo l’anno della morte, il 701. Sono interessanti, nella poesia che segue, alcuni motivi: la presenza dei “denigratori mettimale”, a cui corrisponderanno i “malparlieri” della poesia provenzale; i due amici-confidenti, che ne ricordano altri di liriche dell’età classica (mi viene in mente una disperata di Catullo che comincia proprio con i nomi dei due amici: Furio e Aurelio) e anticipano il tema dell’amicizia nei versi di poeti che ci sono familiari: naturalmente quelli che ci vengono in mente prima di tutti sono gli amici del Dolce Stil Nuovo. C’è anche il motivo della dissimulazione dell’amore per Buthaina, e del finto interesse per altre donne. Il tipo dalle mani distorte è probabilmente un custode dell’amata. I “Negri” erano considerati esseri barbari dagli arabi, che spesso li riducevano in schiavitù, come si legge anche ne Le Mille e una notte. Infine, l’oasi Wadi 1-Qura è il luogo dell’amore felice.

Dopo Giamìl, l’amore casto, appassionato, sofferente, ha preso il nome, nella poesia araba, di “amore udhrita”.

Lamento d'amore

O fosse ancor fresco il fiore di gioventù, e potesse tornare, o Buthaina, un tempo ormai fuggito!
Abitassimo ancora come allora, quando tu mi eri amica, e ciò che concedevi era così
poco...
Qualunque cosa io dimentichi, mai scorderò le sue parole, accostata al mio cammello:
«Vuoi proprio andartene in Egitto? » ,
né quando disse: « Se non fossero le spie che guardano, verrei ben da te; perdonami, ti
riscattino i miei avi! ».
O miei due amici, la passione che io nascondo è patente, e le mie lacrime rivelano ciò che
io stamane nascondo.
Io vedo, per Allàh, che più di una lacrima dovrà accrescersi ancora, quando le nostre
dimore saranno lontane.
Quando le dico: « L'amore che ho dentro, o Buthaina, mi uccide », ella risponde:
«Esso è ben saldo, e ancor crescerà ».
E se le dico: « Rendimi un po' di senno, che io possa viverci tra la gente », ella
risponde: « Lungi questo da te! ».
Ma io non sono stato respinto in ciò che da lei ho cercato, né l'amor mio morrà fra ciò
che muore.
Io le dissi: « Fra te e me, sappilo bene, vi è un patto e impegni stretti di fronte a Dio ».
L'amor mio è stato insieme antico e nuovo, e ogni amore è o nuovo o di antica data.
Io ho speso la vita in attesa del suo dono, ho consumato l'età di giovinezza quando era
ancora novella.
Oh se ai denigratori mettimale tra noi, dei barbari Negri infondessero veleno!
Se a ogni sera e a ogni levar di sole si raddoppiassero loro ceppi e catene!
Certe donne credono stoltamente che allorquando io vengo da loro, sia loro che io
voglio.
Divido tra loro lo sguardo in parti uguali, ma nell'intimo petto c'è una gran distanza da
loro!
Oh sapessi se potrò mai più passare una notte in Wadi 1-Qura! Allora sarei felice.
L'amata mi ha preso prigioniero, con due occhi di gazzella, nel branco, con un seno
levigato come coppa d'argento.
Incede con molle ancheggiare, come muove verso le sue compagne una fiera bellezza, dalla
pieghevole vita ondeggiante.
Quando una volta vengo a farle visita, si presenta un repellente tipo, dalle mani
distorte,
che respinge e allontana l'amor mio, ed imputa a lei colpe, pervicace disturbatore,
e allora io mi stacco da lei per timore, quasi volessi evitarla; ma talora quegli si
distrae da noi, e noi torniamo al colloquio.
Mi dicono: «Giamìl, prendi parte a una spedizione della guerra santa! », ma qual
guerra santa fuorché con le belle posso io volere?
Ogni discorso tra esse ha una sua gioia, ogni loro vittima è un martire dell'amore .

(da Francesco Gabrieli, Virginia Vacca, Antologia della letteratura araba, Edizioni Accademia, 1976)

Ed ecco altri due frammenti di Giamìl per Buthaina, citati da Francesco Gabrieli:

Lo spirito mio si è avvinto al suo prima che fossimo creati

Lo spirito mio si è avvinto al suo prima che fossimo creati e dopo che fummo gocce maturanti alla vita, e nella culla.
Crebbe come noi crescemmo, e vigoreggiò gagliardo, né, quando morremo, romperà fede al patto giurato,
ma sopravviverà ad ogni ulteriore stato, e ci visiterà nella tenebra della tomba e del sepolcro.

Vento del settentrione

Vento del settentrione, non mi vedi tu vaneggiante d’amore e visibilmente stremato?
Donami un soffio dell’aura di Bathna, e fai grazia di spirare sopre Giamìl;
e di’ a lei : “Piccola Bathna, basta all’anima mia poco di te, o più ancora del poco”.

(da Francesco Gabrieli, Letteratura araba, Sansoni Accademia, 1967)

Per il precedente post su quest'epoca della poesia araba, clicca qui.

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