"...subito comprai due cavalli, di cui uno d'Andalusia della razza dei certosini di Xerez, stupendo animale, castagno d'oro; l'altro un hacha cordovese, più piccolo, ma eccellente, e spiritosissimo."

(Vittorio Alfieri, La Vita scritta da esso - 1790, 1803)

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Naturalmente nessuna analogia fra me e Vittorio Alfieri. Riporto le sue parole perché mi sarebbe piaciuto vivere in Andalusia quando ci venne lui.

giovedì 2 settembre 2010

COSE DI SPAGNA, D'ITALIA, DELL'UNIVERSO - Mal di schiena, Desmond Morris e disegno intelligente



Quando l'impulso di toccare è bloccato, sia per una disgrazia personale sia per i tabù sociali, trova quasi sempre un modo di esprimersi, senza badare alle conseguenze.” Desmond Morris
Non so bene che c'entri questa citazione con il mio post: mi pare un pensiero bellissimo e molto profondo e perciò l'ho scelto, a prescindere dalla sua connessione con quanto segue. Aggiungo che il “toccare” qui non allude necessariamente alla sfera sessuale: Desmond Morris parla molto, ad esempio, dei colpetti che un umano dà sulla spalla di un altro per confortarlo di qualcosa, atteggiamento simile a quello degli scimpanzé.



Molte persone della mia età – soprattutto donne – soffrono di mal di schiena. Anch'io ne soffro. L'essere bipedi, il protendere per tutta la vita le mani in avanti stando in piedi – per pulire la casa, per lavare i piatti, per cucinare, per tenere in braccio i bambini, per dare da mangiare ai gatti ecc. ecc. - tutto ciò fa sì che la spina dorsale si scombini, che gli incastri fra le vertebre perdano la loro coesione.
Il bipedismo è stato vantato da più parti come uno stadio che ha consentito all'essere umano di staccarsi da tutti gli altri mammiferi, e, come si sa, tale scatto è attribuito da molti a un “disegno intelligente”, vale a dire a un intervento divino in un processo evolutivo che pochi ormai osano negare. Com'è noto al bipedismo umano si accompagnano molte altre trasformazioni positive: pollice opponibile, frontalità degli occhi e quindi profondità dello sguardo, ecc. ecc..
Obietto però: se fosse stato un Essere Superiore a intervenire nell'evoluzione dell'animale che poi sarebbe diventato essere umano dotato di anima, anche in questo, oltre che in molte altre cose, avrebbe fatto male i suoi conti. Oltre a produrre una specie capace anche di atti atroci, avrebbe regalato alla femmina di tale specie la sofferenza del mal di schiena: come appunto ho detto all'inizio.

Desmond Morris, etologo assai – giustamente! - popolare alla fine degli anni sessanta, nel suo libro Il comportamento intimo , più volte ristampato, parla delle conseguenze psicologiche della posizione dei genitali negli esseri umani: dice che quando un maschio e una femmina umana si accostano frontalmente l'una all'altro – anche solo per dirsi qualcosa di “innocente” -, e quindi i rispettivi organi sessuali si fronteggiano, scatta inevitabilmente nella mente dell'uno e dell'altra la domanda su una possibile, gradita o aborrita, unione sessuale.
Sono felice di abitare a duecento metri da una spiaggia oceanica
dove è permesso andare nudi, vestiti, velati, con burka, come si vuole. Apprezzo molto questa e altre libertà che non fanno male a nessuno e che ci dicono dei tanti modi di pensare e di sentire degli umani. Io non pratico nudismo, difficile cominciare a fare i nudisti alla mia età! Però vado spesso a camminare in questa zona bellissima della spiaggia oceanica, che ha alle spalle stagni che si gonfiano e si sgonfiano con le maree e a settembre si riempiono di aironi nani, di altri piccoli uccelli marini, di gabbiani, di qualche cicogna, e certe volte scendono dai prati sull'arena, a strappare ciuffi di erba salmastra, grandissime lucenti mucche marrone con corna ariose e bianchissime. Vivendo per buona parte dell'estate e anche dell'autunno e della primavera in questa spiaggia, mi capita di vedere coppie felici di amanti di diversi orientamenti sessuali, che giocano con candore ad Adamo ed Eva (o ad Adama ed Eva o ad Adamo ed Evo) nell'Eden. Però mi sono resa conto del fatto che se un uomo nudo e solo si accosta a una donna che sia vestita o in costume da bagno o nuda anche lei, per chiedere l'ora o per farci amicizia, per lo più, con nonchalance, si tiene sul davanti un asciugamano. Mi dico perciò che forse Desmond Morris ha proprio ragione.

Dai due ordini di fatti che ho esposto, traggo qualche conclusione sulla faccenda del disegno intelligente. Un vero disegno intelligente, che avesse voluto produrre come culmine del processo evolutivo un essere “superiore”, con pollice opponibile, occhi frontali ecc. ecc., non avrebbe avuto bisogno di forzare un quadrupede sicuro della propria stabilità a diventare un bipede dalle molte incertezze. L'essere umano avrebbe potuto restare quadrupede e ottenere in più, insieme all'anima immortale, anche due braccia dotate di mani con pollici opponibili ecc.: un totale, quindi, di sei arti. La cosa non sarebbe stata strana, visto che ci sono esseri viventi, come i ragni e i polpi, che di arti ne hanno ben di più di quattro. E visto che in Sardegna, dove tanti anni fa andavo d'estate con i miei figli ragazzini, qualcuno mi disse che le donnole dovevano avere per forza sei zampe, non quattro, visto che correvano velocissime.

Producendo esseri intelligenti e provvisti di anima quadrupedi anziché bipedi, il disegno intelligente avrebbe ottenuto risultati e evitato ai suoi protetti fastidi e disgrazie, come sintetizzo di seguito:
1- Gli esseri umani non sarebbero stati colpiti dal mal di schiena, e avrebbero potuto portare propri piccoli in groppa, saldamente ancorati dalle quattro zampette e dalle due piccole mani, in cavalcate fantastiche.
2- Una posizione iù comoda e sicura nello stare al mondo avrebbe forse evitato asprezze, cattiverie, depressioni, proprie dell'essere umano, perennemente in bilico sui suoi piccoli piedi. Lo dice anche il poeta, che presente di essere colto da un senso di vertigine impressionante: “il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro/ di me, con un terrore di ubriaco.” (Eugenio Montale). Un quadrupede non potrebbe essere colto da questo mancamento esistenziale.
3- Due esseri umani quadrupedi che si fossero incontrati per la prima volta, a prescindere dal loro sesso, e pur nudi, si sarebbero trovati l'uno di fronte al petto dell'altro: come gatti che si possono incontrare e parlare fra loro serenamente, senza immediatamente esibire vicendevolmente i genitali, che restano nascosti, ma non per questo censurati.

C'è anche da parte laica e più o meno atea una visione provvidenzialistica dell'evoluzione. In molti libri di storia, forse tuttora in uso nelle nostre scuole, e nelle menti di tante persone, l'evoluzione dei mammiferi che porta all'uomo, pur senza disegno intelligente, è spesso rappresentata da una sequenza di esseri in fila: si parte dall'animale più bestia, proprio quadrupede, per giungere all'homo sapiens (o sapiens sapiens, come dicono ancora molti), perfettamente bipede, agile e bello.

A sfatare anche questa illusione, ci pensa Telmo PievaniTelmo Pievani , un simpatico e profondo studioso, filosofo della scienza, originario di Bergamo, la città che è stata per decenni anche mia: già nel suo quasi primo, bellissimo libro di otto anni fa, Homo sapiens e altre catastrofi, “facendo dialogare evoluzionismo, paleoantropologia, genetica ed ecologia in una sorta di avvincente biografia 'familiare' ed evoluzionistica”, sfata la concezione lineare, progressiva, semplificatoria dell'evoluzione, restituendo a questo processo tutta la complessità, le casualità, le discontinuità, le falle che ci ricordano i limiti, le contraddizioni, le numerosissime zone oscure di cui è portatrice la nostra specie. “Nel gioco di rimandi infiniti fra il nostro attaccamento al pianeta e la nostra fuga in avanti ci accorgiamo di essere solo alle prime tappe di un'evoluzione che ha tempi lunghissimi dietro a sé e davanti a sé. Siamo il frutto di una sequenza eccezionale di grandi accelerazioni contingenti che hanno improvvisamente agitato l'oceano sterminato dei quattro miliardi di vita precedente e che ci hanno proiettato su uno stretto sentiero evolutivo in bilico tra gli splendori della creatività e l'abisso dell'autodistruzione.” (T.Pievani, Homo sapiens e altre catastrofi, Meltemi 2002, pag. 254).

Intanto un “ateo duro” (come io che sono radicalmente agnostica, fors'anche un po' vigliacca, non oserei diventare), simpatico, irridente, Piergiorgio Odifreddi, ha aperto in questi giorni un blog, dal titolo Il non senso della vita: moltissimi gli interventi. Merita di essere visitato.


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